La Morte

La Morte

Ispirato al lavoro di M.P. - Or. Bologna -  R.L. Ugo Bassi

La paura di morire accompagna gli Uomini durante tutta la vita. Ognuno ha le più svariate reazioni, chi ne è spaventato o prova repulsione, pochi altri invece pensano al momento della fine con indifferenza e probabilmente nessuno ne trae conforto. Sono infatti pochi quelli che pensano alla Morte come inizio di una nuova Vita, ad una Rinascita, all’inizio del Cammino verso la Via iniziatica.
Perché si tende ad una visione così pessimistica della morte? Gli Uomini hanno paura di ciò che non conoscono e sicuramente la Morte è una di queste. O meglio essi non vogliono sapere, non si fermano a pensare come quel momento potrà essere e in cosa consisterà. Sarà facile o difficile, un bene o un male, l’inizio o la fine.


La visione della Morte muta nel tempo come la paura che da essa deriva. Il bambino sarà meno intimorito dell’adulto che a sua volta lo sarà meno dell’anziano. Vivranno in modo diverso quella paura che gli è stata insegnata dalla civiltà, che non conoscendo il simbolismo, a differenza della Libera Muratoria, ha introdotto l’intelligenza ed insieme il terrore, attraverso la rappresentazione della Morte stessa. Gli Uomini non hanno così imparato a vivere ma bensì a temere la Morte.
Molte sono state le rappresentazioni della Morte, diverse in base all’autore e alla sua preparazione. Poeti, Scultori, Musicisti, Scrittori l’hanno idealizzata e rappresentata come la Grande Assassina superando l’immagine dello scheletro armato di falce. Ecco quindi che l’Uomo ha reso brutta la Morte ignorando quella commovente semplicità con cui invece la affrontano esseri istintivi come i selvaggi e gli animali. Questi non si ribellano a quell’ultimo momento che è parte della Vita e lo affrontano con naturalezza e a volte con gioia.
Gli stessi antichi passavano la loro Vita familiarizzando con la Morte mettendosi al sicuro da quei traumi a cui invece la civiltà ci ha esposto. Potremo vivere anche noi con consapevole serenità la fine della nostra Vita, quando smetteremo di guardarla terrorizzati, deformata dalla nostra ignoranza e contornandola canti gioiosi e profumi, la affronteremo per ciò che è, l’inizio di una Vita nuova, in cui giungiamo alla Luce.
Senza dubbio, nonostante le preparazione morale, il trapasso è un momento di grande lotta interiore. L’essere vivente, impaurito, rifiuta ciò che gli sta accadendo. Questo avviene sia per la propria Morte che per quella altrui. In quest’ultima infatti possiamo apprezzarne tutte le fasi. Le consuetudini sociali hanno fatto di questo momento un dramma spettacolare, mentre noi sappiamo che dovrebbe essere un atto di serenità, che porta all’eterna Saggezza.
Quando non siamo solo spettatori ma diventiamo protagonisti e la Morte ci tocca in prima persona, ormai prossimi alla scadenza, notiamo che l’orrore si è dissipato, il nostro istinto a ribellarci si attenua e giungiamo ad acconsentire alla nostra dipartita. Seneca, Cicerone e Platone dichiarano bisogna veder avanzare la morta non solo con coraggio ma con Amore. Pochi sono stati coloro che hanno seguito quest’esortazione. Sono pochi infatti gli Uomini preparati ad una Vita Iniziatica.
La Morte, infatti, è il vero scopo della Vita: l’ora in cui si compie ciò di cui la Vita è stata preparazione e preludio. È il risultato ed il riassunto della Vita. Con la Morte quindi inizia la vera Vita.
Qualcuno disse che gli iniziati possono conoscere ciò che aspetta loro quando moriranno, poiché hanno visto e provato in precedenza le sensazioni che accompagnano la Morte. Essi non saranno quindi sorpresi o turbati quando la loro personalità si disperderà e ciò che dovrà proseguire il Suo Cammino, entrerà cosciente nell’al di là conoscendo perfettamente le strade, i sentieri ed i luoghi a cui essi conducono.
La Morte è strettamente legata alla Vita, esse sono inseparabili e chiarire ed approfondire il problema della Morte significa fare lo stesso con quello della Vita. Anzitutto è bene fare alcuni distinzioni: Il cadavere non è la Morte, è il ”morto”. La Morte è atto di esistenza ed appartiene all’esistenza stessa. Nel morto non c’è la Morte, ma il fatto: l’atto del morire.
Nell’esperienza corrente vivere è un continuo morire e morire è esistere. L’Uomo come organismo vivente e spirito non può essere mortale, poiché significherebbe che la Morte è morte dell’Uomo intero. Pertanto la Morte di tutta la Vita comporterebbe che la Vita, nel suo durare temporaneo, è vita della morte. L’Uomo quindi è un morto vivente che proprio perché è vissuto, un giorno morirà, poiché la Morte è il semplice sparire di quell’illusione chiamata Vita.
Così la Vita succede alla Morte, per creare nuovamente Morte e quindi Rinascita, affinché la Morte stessa, attraverso noi, abbia Vita Eterna! Il fatto stesso di pensare alla Morte è il sapere di esistere vivendo. La consapevolezza dell’esistenza in Vita, implica necessariamente quella della Morte e pertanto non si può pensare di vivere senza pensare di morire. La Morte, che è inerente alla Vita, non ci consente di pensare di non morire, dobbiamo invece pensare a vivere come morti, cioè pensando che si muore. È così che si vive, si esiste, si pensa. La presenza indelebile della Morte, rende possibile porre il problema della Vita come inerente a quello della Vita.
La Morte diventa pertanto, esperienza costante, iniziale, ed accompagna anche il lieto evento della natalità in cui nascono insieme una creatura ed al tempo stesso la Morte. Quindi la Morte è conseguenza della Vita che a sua volta implica la Morte. Morire significa quindi vivere.
La Morte può allora essere bella o brutta? Se è bello vivere ed è bella la Vita sarà pur bello morire e pertanto la Morte che dalla Vita trae origine. La Morte sarà bella o brutta in base a come sarà stata preparata in Vita, poiché è la Vita a plasmare l’atto del morire.
Una buona Morte è vivere il momento della morte stessa in presenza della Vita intera e dell’esistenza integrale e con tutta l’umanità di cui un Uomo è capace. Più in Vita ci si avvicina alla perfezione, alla Saggezza e più si avrà una Morte bella, buona e alta, più vicina alla Vita e alla Luce di quanto lo sia la Vita stessa.
Per i Massoni lo scopo principale della terrena esistenza è il raggiungimento della Vera Luca, della Perfezione cioè del Bene, del Giusto, del Vero! Quindi per un Libero Muratore, il centro di ogni Suo interesse e aspirazione è la ricerca, durante tutto l’arco della Vita in Terra.
L’Uomo è limitato nel tempo e nello spezio, costretto ad un’umana terrena esistenza che gli impedisce di sviluppare secondo i propri desideri es aspirazioni il progredire verso la Grande Mèta. Egli combattendo durante il Suo Cammino l’imperfezione ed il vizio, potrà raggiungere la Vera Luce, solamente rinascendo a nuova Vita, iniziandosi a nuovi sistemi e condotte ed estinguendo la Sua Vita terrena.
La Morte è un momento determinante della nostra esistenza, l’unico che conti davvero. In essa ritroviamo tutto ciò che va contro la nostra Felicità e che sfugge alla nostra attenzione. Più ci impegniamo a non pensare ad Essa, più affollerà i nostri pensieri, poiché si nutre delle nostre paure. Al tempo stesso se pensiamo ossessivamente alla Morte, lo facciamo senza la dovuta consapevolezza, rischiando di non dedicargli la dovuta attenzione, esaurendo le nostre energie al solo pensiero invece di dedicarle ad affrontarla e conoscerla, dirigendoci verso di Lei a testa alta. La lasciamo nelle mani del nostro istinto senza riservare l’attenzione della nostra intelligenza. L’idea che ne avremo sarà pertanto incerta ed arretrata, invece di sondarne gli abissi e renderla perfetta e luminosa. Attendiamo di compiere questo passo verso la conoscenza solo nei momenti in cui non abbiamo più forza ne per pensare ne talvolta per respirare. Vi ci dedichiamo nei più tragici della nostra Vita in cui siamo in condizioni inadatte, colme di debolezza.
L’idea che oggi abbiamo della Morte non si discosta da quella che se ne aveva centinaia e centinaia di anni fa. La nostra intelligenza non ha lavorato a sufficienza su questa figura. Eppure è l’unica mèta del nostro cammino iniziato con la Vita. Destinazione in cui è racchiusa tutta la sapienza e tutta la Saggezza che mai in Vita saremmo stati capaci di cercare a sufficienza.
È la sola mèta in cui iniziarci ad un Cammino libero dalle asperità naturali e terrene che impediscono di saper distinguere tra i vizi e le imperfezioni ed il Giusto, il Vero e il Bello.
Impariamo quindi a guardare alla Morte per ciò che Essa è in realtà, spogliamole dagli errori e dal terrore che con l’immaginazione gli abbiamo attribuito. Liberiamola anche dai legami con ciò che la precede, con le torture e le sofferenze della Sua causa, poiché non hanno nulla in comune con Essa ma appartengono alla Vita. In un ottica meno ingiusta, dove l’intelligenza si sostituisce all’istinto, comprendiamo quanto sia insensato temere la morte. Lucrezio dice che nessuno ha la proprietà della Vita ma tutti unicamente l’usufrutto. La Morte invece è in noi fin dalla nascita e ne siamo veramente i proprietari.
Perché allora soffrirne? Sappiamo e dobbiamo sapere che la Vita non è eterna, deve finire e finirà! Si deve pertanto temere meno la Morte, in base ad un ragionamento costante, ad un costume di Vita, ad una condotta di studio e di consapevolezza. Temiamo meno quest’ultimo momento, quando impulsi improvvisi ed emozioni rarissime ci travolgono, come per effetto dell’Amore verso un altro essere umano o per l’eccitazione del combattimento o ancora per il senso del dovere, della dedizione religiosa e l’affetto familiare. Non possiamo limitarci a non temerla solo in queste condizioni, dobbiamo affrontarla con meno timore anche a “freddo”, quando non siamo soggetti a queste particolari influenze. La Morte infatti ci conduce ad uno stato di eternità e attraverso la Vita nel suo Cammino, si giunge alla Morte.
Non dobbiamo farci trovare impreparati se vogliamo che la morte stessa non sia un momento di terrore ma un trapasso, una metamorfosi, un nuovo rinascere per continuare nel Cammino verso la Luce, verso l’immortalità della Saggezza, l’Eternità della Sapienza che in Vita hanno avuto origine. Con la Morte esse trovano l’essenza con la possibilità di durare in eterno.
La Morte è Vita e con la Morte del Profano, nasce a nuova Vita il Libero Muratore. Muore tutto ciò che è umana debolezza facendo fiorire nuovi concetti di Vita che creano e vivificano il vero Uomo, ispirato ai sentimenti di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza.
L’unica Morte da temere è invece quella degli ideali, dei principi di Vita. Così si giunge alla vera fine, con la disgregazione della società, della Famiglia e l’abbruttimento dell’individuo. Se certi valori, certi sentimenti muoiono in alcuni Profani, per non voler più rinascere, non muoiono negli Iniziati. Essi cercano di risvegliarli, purificarli e renderli consoni ai propri precetti attraverso lo studio, l’interesse, il sacrificio ed il lavoro iniziatico. Tutto ciò per avviare l’Umanità tutta a giorni migliori e continuare il cammino degli Iniziati verso la Luce, con l’auspicio che molti saranno i Profani che si avvieranno a divenire Liberi Muratori ed affronteranno quei difficili primi passi che, tra sforzi e sacrifici, condurranno verso la Luce.
Verso la Luce di giorni migliori, verso la Luce sublime Libertà, verso la Luce di sincera Fratellanza, verso la Luce di proficua Uguaglianza.

Delta on-line

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