Luci e ombre dell’Hegelismo

Luci e ombre dell’Hegelismo

Dal 1818 ad oggi, Hegel continua a riempire di se la storia filosofica, costituendo una delle componenti più discusse e discutibili del pensiero contemporaneo. La sua influenza ha riguardato correnti di destra come di sinistra, turbando e movimentando non solo la filosofia ma anche la politica, la critica letteraria ed artistica , come la storiografia ed addirittura l’esegesi neotestamentaria.

 

 

Chi fu Hegel? Sommi intelletti si sono posti la stessa domanda e hanno cercato di rispondervi, tentando di comprendere quale fosse il significato e gli esiti della sua speculazione e soprattutto, i contrasti di fondo che parevano emergere dal suo modo di prospettare la realtà, secondo un sistema organico, volto a restaurare una neometafisica dopo Kant.
Sin dalla sua grande opera, la Fenomenologia dello Spirito (1807), nascono i primi contrasti di fondo fra destra e sinistra, riguardo l’interpretazione dell’identità hegeliana di reale e razionale. Questa veniva da un lato intesa come giustificazione della società esistente, in senso conservatore e dall’altro come rifiuto delle strutture storico-sociali, ritenute in contrasto con la ragione e pertanto oggetto della critica rivoluzionaria. Pensiamo da una parte a G.A. Gabler, a Conradi, a Göschel fino a giungere al nazismo e dall’altra a Feurbach, a Strauss, a Hess ed Engles.

 

Vista la sua influenza è forse opportuno, dopo ben due secoli dalla sua nascita, ritornare alla biografia ed al pensiero di Giorgio Guglielmo Federico Hegel, riconsiderando come direbbe Benedetto Croce, ciò che è vivo e ciò che è morto della sua opera.
Il contatto con la filosofia di Hegel è sempre vivificatore, a prescindere dal modo in cui la si può giudicare. Gli assiomi solenni del suo sistema danno il senso solenne del procedere dello Spirito nel mondo. Bisogna avere l’onestà di riconoscerlo. Si legge infatti nelle Lezioni sulla filosofia della storia, una narrazione in forma altissima, sul concetto di libertà:
<<…si può dire che la storia universale è la raffigurazione del modo in cui lo spirito si sforza di giungere alla cognizione di ciò che esso è in sé. Gli orientali non sanno ancora che lo spirito, o l’uomo come tale, è libero in se. Non sapendolo non lo sono… Presso i Greci invece è sorta per la prima volta la coscienza della libertà, e perciò essi sono stati liberi… La storia del modo è il progresso della coscienza della libertà…>>
Dalla metà del XIX secolo ad oggi, lo sviluppo del pensiero speculativo, ha a poco a poco fatto cadere la metafisica Hegeliana ed i suoi presupposti. Di Hegel rimane solo il suo illuminismo, portato oltre la visione settecentesca e posto al centro del processo storico, dove la storia umana diventa il contenuto stesso della filosofia. Sono state ripudiate l’astrattezza, l’eccessiva completezza della logica, il metodo dialettico triadico (tesi, antitesi e sintesi) con la sola eccezione del marxismo. È stato tolto il diritto all’autonomia alle scienze naturali, respingendo la concezione che fa della filosofia la scienza universale.
<<È appunto su questa inserzione della filosofia nella realtà – spiega il filosofo – che cadono i malintesi: onde io torno su quello che ho già rilevato, essere la filosofia per ciò stesso che perscruta il razionale, intelligenza del presente e del reale; non l’indagine di un al di là, che Dio sa dove dovrebbe essere… la filosofia è il proprio tempo inteso nel pensiero>> Confutata la metafisica di Hegel resta all’uomo la sua stessa storicità.
Hegel affermò che un popolo senza la propria metafisica è come un tempio riccamente ornato, ma privo del “Santo dei santi”, cioè dello spirito. Oggi è difficile pensare in termini hegeliani, e nessun popolo ha una metafisica nell’accezione hegeliana o semplicemente filosofica.
Ogni popolo deve però dare un significato al proprio progresso (cioè alla propria storia) e porgli un traguardo di valori dello spirito. Quali? I semplici, eterni valori che ci provengono dal profondo e la Libera Muratoria ha sintetizzato in Libertà, Uguaglianza e Fratellanza.
Ritroviamo pertanto alcuni elementi della concezione di Hegel che non possiamo sentire come superati. Ricordiamo l’insegnamento che invita ad andare oltre l’individualità e la particolarità per cogliere il procedere dello Spirito nella storia. Insegnamento molto attuale in una società come quella attuale caratterizzata dall’evasione dalle responsabilità, da egoismi, indifferenza e degradazioni alla ricerca di piaceri e volontà di sopraffazione.
Immersi nel disordine, per uscire dal caos all’ordine bisogna lottare per affermare i valori che abbiamo scelto. Non farlo vuol dire essere caduti nel sistema dell’abitudine e della fiacchezza, condannati da Hegel, cogliendo nel segno.
Soltanto se saremo in grado di approfondire e rendere operante la coscienza storica saremo protagonisti della nostra era. Diventa pertanto essenziale l’impegno volitivo a portare il pensiero nell’esistenza. Dobbiamo distinguere tra teoria e prassi secondo il significato che vi dava Hegel, come due momenti di un unico processo in cui è assicurata l’unità spirituale. Diversamente, come facoltà separate, intelletto e volontà darebbero luogo a una conoscenza pura priva di azione e ad un’azione pura priva di conoscenza.
Lo storicismo così concepito esclude, con la sua severa moralità, l’egoismo del singolo, dando allo stesso la dignità del sacrificio ed una fierezza stoica contro il dolore, l’avversità e la morte. Ognuno di noi sa che può portare la sua pietra levigata alla costruzione dell’immenso tempio della storia.

 

Liberamente tratto dall’archivio di Delta (A.V.)

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