Il golem tra letteratura ed esoterismo

Il golem tra letteratura ed esoterismo

“Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente”.

Genesi 2, 7

La potenza magica ed evocativa del golem è tale da invadere più campi del sapere; non soltanto esoterismo e religione ma anche letteratura. E questo perché ogni forma di letteratura, anche la più realistica, inevitabilmente nasce grazie a una scintilla che riverbera dalle profondità della coscienza di chi scrive.

Tutte le storie legate al misterioso gigante d’argilla presentano affinità con moltissime altre entità letterarie: l’enorme insetto kafkiano, gli specchi di Borges, il fiore azzurro di Novalis. Persone, animali, luoghi, sentimenti accomunati da una potenza che vuole essere trascendentale.

 

 

Ma non soltanto chi scrive, anche chi legge ricerca costantemente una traccia dell’ineffabile, di qualcosa che, a volte, si intuisce appena. Può essere uno spirito, una figura antropomorfa, una presenza sfuggente. È il bisogno di empatia, il desiderio che spinge a osservare nel rudere non semplice decadenza ma una romantica traccia di ciò che è stato e che va conservato, rievocato. Ma è anche la ricerca dell’Iniziato, il V.I.T.R.I.O.L., quel cammino che deve ricongiungere il viandante alla sua scintilla, in nome della conoscenza.

La lunga tradizione legata al golem condensa tra le sue pieghe tutti i turbamenti e le speranze dell’uomo consapevole delle proprie debolezze e della propria finitudine, ma anche la sua determinazione nell’elevarsi. È il punto di unione tra letteratura ed esoterismo, tra storia e mito, tra umanità e trascendenza. Il golem è la manifestazione plastica della distanza che resiste tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, tra quanto vorremmo fare e quanto riusciamo a fare.

Sono moltissime le storie, ambientate principalmente a Praga, dove i golem creati grazie alla profonda sapienza dei rabbini, si adoperavano a difesa della comunità ebraica, costantemente sotto attacco per mano di gentili feroci e ignoranti. Grazie a una conoscenza adeguata e profonda della Cabala, della Ghematria, del rapporto tra microcosmo e macrocosmo, una massa informe di terra e fango può assumere fattezze umane; grazie all’energia infusa attraverso la pronuncia di formule antiche e segrete, quel gigante prende vita e si adopera per il bene di chi lo ha creato. Ma questa stessa conoscenza, così preziosa e necessaria, può trasformarsi in ὕβρις (Hybris). Ciò accade perché anche l’opera più nobile ed elevata resta pur sempre opera dell’uomo e in quanto tale essa è imperfetta. Ecco allora che il golem può crescere a dismisura, può disobbedire al suo creatore, può prendere iniziative imprevedibili e distruggere tutto quanto doveva proteggere. In questa tensione tra manifestazione di forza e controllo della stessa si racchiude metaforicamente la nostra vita di tutti i giorni, la nostra quotidianità di uomini e di iniziati, impegnati in un percorso di conoscenza che non deve mai trasformarsi in arrogante desiderio di prevaricare. La forza della vera letteratura è proprio questa, la capacità di essere portatrice di un messaggio che non sbiadisce fino a scomparire ma resiste al passare del tempo.

Sempre in chiave contemporanea, con un approccio più psicologico, possiamo definire il golem come la nostra proiezione nel mondo della volontà. Così come gli ebrei del ghetto di Praga sentivano di non avere la forza necessaria per difendersi da soli, anche noi, oggi, spesso abbiamo il timore di cedere alle pressioni che gli impegni della vita profana ci impongono ogni giorno. E allora anche noi vorremmo poter creare un golem in grado di affrontare le difficoltà con la forza necessaria. Il grande insegnamento che la cultura ebraica può trasmetterci è legato all’importanza della conoscenza che mai deve tracimare in ὕβρις (Hybris); non a caso, anche il più sapiente dei rabbini non può e mai potrebbe fornire alla propria creatura la facoltà di parola, quest’ultima esclusivo appannaggio di quel Dio ineffabile il cui nome non si può nemmeno pronunciare.

Nella più famosa tra le leggende praghesi, Rabbi Löw plasmava giganti d’argilla a cui dava poi vita imprimendo sulla loro fronte il termine אמת (emet, “verità”, ma anche “materia grezza”, una curiosa affinità con qualcosa di molto caro agli Iniziati); quando questi colossi rischiavano di diventare incontrollabili, egli cancellava dalla loro fronte l’aleph, trasformando così la parola, che diventava מת (met, ossia “morto”, “inanimato”). E la storia racconta della volta in cui accadde questo inconveniente. Un golem sfuggito al controllo crebbe fino a diventare enorme, e vagando per la città distrusse molte case prima che il suo creatore riuscisse a dominarlo nuovamente. Spaventato da questo episodio, Rabbi Löw decise di non usare più golem e nasconderli tutti nella soffitta della sinagoga di Praga, dove ancora oggi riposerebbero.

In questo racconto, esemplare allegoria del mondo, sono racchiusi tutti quegli insegnamenti utili a qualsiasi uomo in qualsiasi epoca, ma preziosi in particolare per tutti coloro che hanno deciso di bussare alla porta del Tempio: consapevolezza dei propri desideri e dei propri limiti, fascinazione e timore verso l’ignoto, ma soprattutto un profondo desiderio di conoscenza. E queste sono anche le caratteristiche fondamentali della grande letteratura, esercizio mimetico grazie al quale è possibile dare forma e sostanza a pensieri, paure, desideri e far sì che in quello specchio in cui ci guardiamo non ci sia soltanto la nostra sagoma ma un nuovo mondo interiore, da esplorare con strumenti sempre più raffinati man mano che il cammino si fa più profondo. Non ne conosceremo la lunghezza, né la durata, ma potremmo imparare a riconoscere in quella sagoma un golem, il nostro golem, noi stessi. E scoprire di essere in grado di costruire qualcosa che lasci il segno, di operare per il bene e il progresso della patria e dell’umanità. E in questa delicata speranza si nasconde il mistero, a cavallo tra narrazione e mito, di una massa informe resa antropomorfa e senziente dal pensiero magico di un sognatore innamorato della conoscenza.

S.M.

 

Bibliografia:

  • Fortune, La cabala mistica, Astrolabio, 1973;
  • Meyrink, Il golem, Bompiani, 1966;
  • Scholem, La cabala, Ed. Mediterranee, 1992;
  • Wiesel, Il golem, Giuntina, 2009.

Delta on-line

Delta on-line, erede della storica pubblicazione, ha lo scopo di comunicare più agevolmente e ad un maggior numero di lettori articoli di cultura massonica.

Disclaimer

Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.

Iscriviti alla newsletter

Free Joomla templates by Ltheme