Qualche tempo addietro, passeggiando per le vie di Bologna, la vista del più noto simbolo della Massoneria (squadra e compasso) richiamò la mia attenzione. Questo simbolo, bronzeo e di notevoli dimensioni, stava ai piedi della statua di Ugo Bassi, nella centralissima e omonima via, a indicare attinenza fra l’illustre frate barnabita e la Libera Muratoria.
Un certo stupore si fece strada in me:
- cosa ci faceva questo simbolo ai piedi della statua di uno sconosciuto religioso?
- Chi era costui?
- Quale il suo legame con la Massoneria?
- Cosa e chi avevano portato alla posa del Monumento a firma massonica?
Questa è una storia che difficilmente si può trovare sui libri di scuola, “epurati” dai censori della Chiesa Romana prima e dalla cultura antimassonica poi, che avendo sempre dipinto la Massoneria come il male assoluto, non potevano permettersi di far assurgere a eroe nazionale un martire patriota, condannato a morte dalla Chiesa perché accusato di essere Massone.
È noto quanto la Massoneria abbia influenzato il Risorgimento, e di quanto gli ideali di libertà, di cui la Libera Muratoria è permeata, abbiano contribuito alla formazione di una coscienza nazionale. Purtroppo l’immaginario collettivo degli Italiani, condizionato dai media e da libri di storia faziosi, associa il nome solo ai vari Gelli e non a quanti in Italia e nel mondo hanno lavorato per il bene dell’umanità spesso a prezzo della loro stessa vita. Mi auguro che questo mio modesto contributo aiuti tutti a riscoprire la verità storica, scevra da ogni condizionamento e pregiudizio.
Premesso che non esiste documentazione comprovante la sua appartenenza alla Massoneria, la vita di Ugo Bassi, così come i suoi scritti e le sue gesta, ne giustificano l’iniziazione ad honorem; e il castello accusatorio ordito dalla Chiesa (culminato con la sua fucilazione) basato essenzialmente sulla accusa di appartenenza alla Massoneria, ne è il sigillo.
Piero Gregorio Baldassare Bassi, detto Ugo, fu il frate patriota che con la sua parola contribuì più di ogni altro ad avvicinare gli italiani all'idea di unità nazionale. La sua infanzia e adolescenza coincidono con l'occupazione napoleonica, e la sua anima si infiamma alle idee di libertà e di servizio alla patria quando, nel 1815, chiede, senza ottenere risposta positiva a causa della sua gracilità, di essere arruolato nell'esercito di Gioacchino Murat.
Nel 1816 entra nell’aristocratico Collegio di S. Lucia, retto dai Barnabiti, con insegnanti di valore che gli danno un'istruzione classica, approfondita e severa. L’intelligenza vivacissima e l'estrosità del carattere lo distinguono presto fra i compagni, fra i quali annovera amici generosi e leali, come il conte Livio Zambeccari e Alessandro Gavazzi, che gli resteranno vicini per tutta la vita.
In questo ambiente matura la vocazione religiosa del Bassi, sincera e profonda, che lo porteranno a pronunciare i voti nel 1821 a Roma.
Da subito contesta le stridenti incongruenze fra la realtà della Chiesa in cui vive e l'insegnamento evangelico; prende posizione contro il potere temporale dei Papi e si lega profondamente e affettuosamente al suo confessore, Don Mauro Cappellari, che di lì a poco diventerà Papa Gregorio XVI.
Nella prima metà dell'Ottocento ogni ordine monastico ha il suo predicatore; le varie chiese si contendono i migliori oratori e, fra loro, Ugo Bassi è il più popolare.
Il motivo è la trasgressività delle sue prediche, occasioni in cui lancia puntuali sfide e invettive a chi non obbedisce alle leggi evangeliche e a coloro che ostacolano l'unità nazionale, palesando da subito il connubio fra fede e coscienza civile e liberale.
Nel 1835, dal pulpito della grande basilica di San Petronio a Bologna, la svolta: prendendo a pretesto il panegirico di San Petronio, vittima della Roma pagana viziosa e corrotta, il Bassi scaglia una vemente invettiva: «Iniqua Roma, avara metropoli, sentina di vizi! ... ».
È evidente a tutti che il predicatore sta tuonando contro la Roma dei suoi giorni, e il cardinale legato Spinola, dopo averlo convocato, lo apostrofa bruscamente. «Predicate voi sempre in questo modo? Voi mi sembrate piuttosto un apostolo di rivoluzione che un servo di nostra santa madre chiesa» e provvede ad informare il Sacro Collegio Cardinalizio.
Bassi si reca immediatamente a Roma, dove il pontefice Gregorio XVI ne accetta amichevolmente le giustificazioni. Ormai tra i predicatori più apprezzati, nel 1838 è invitato in S. Fedele a Milano, dove la polizia austriaca, notando sue lodi per Voltaire, Rousseau, Lamartine, lo include nella lista dei sospetti: Ugo Bassi non potrà più entrare nel "Lombardo-Veneto".
Nel 1839, in una Genova in subbuglio, la polizia non tarda a rilevare nei suoi infiammanti sermoni l'amore per i principi di libertà e uguaglianza, ne rileva un orientamento politico antigovernativo, e subito informa le autorità di Torino.
Anche Maria Mazzini, attenta informatrice del figlio Giuseppe in esilio, nota questo personaggio straordinario.
Nel 1840 il cardinale Lambruschini, segretario di stato, a seguito dei rapporti dalle varie polizie italiane lo giudica elemento pericoloso, lo accusa per la prima volta di essere un Massone, e lo induce ad un periodo di inattività.
Privo di mezzi Bassi vaga per l'Italia e a Sarzana, nel regno di Sardegna, incontra Re Carlo Alberto; l'udienza dura un paio d'ore, con grande soddisfazione di Ugo, che conserverà sempre un ottimo ricordo del sovrano.
Ciò nonostante neppure il governo di Torino ha in simpatia questo frate, ormai divenuto un simbolo del cosiddetto partito rivoluzionario e il Bassi, espulso anche dal regno di Sardegna, si rifugia a Napoli dove gode della protezione del cardinale Caracciolo, arcivescovo della città.
Nel 1844, con la morte del Caracciolo, i gesuiti tornano alla carica accusandolo di essere Massone. Un'accusa gravissima, perché la Massoneria è tenacemente combattuta dal governo temporale della Chiesa. Massoni sono Mazzini e Garibaldi, massoni sono i "carbonari" e gli adepti della mazziniana "Giovine Italia", massoni i patrioti che vogliono l'Italia unita, negando alla Chiesa il diritto di esercitare il potere temporale. Non esiste alcuna prova che Bassi sia affiliato a una setta massonica o patriottica, ma il successore di Caracciolo, cardinale Serena, crede alle accuse dei gesuiti e lo caccia da Napoli.
Nel 1846 l'Italia intera festeggia l’elezione di Pio IX (il cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti) che il 17 luglio, con un editto, concede l'amnistia ai condannati politici.
Anche gli anticlericali più incalliti cominciano a convincersi che Pio IX è il Papa che tutti attendono, quel Papa, auspicato da Gioberti, pronto a bandire la crociata per l'indipendenza.
Ugo Bassi, tornato a Bologna, riprende a predicare con la foga di un tempo,
ma non tarda molto a scoprire che la situazione è meno rosea di quanto possa apparire: il Papa ha sì rimesso in libertà i detenuti politici, ma la polizia papalina li sottopone a continua sorveglianza e lui stesso deve lasciare la città.
Trasferitosi negli Stati Sardi, osteggiato dai Gesuiti, non è salvato neppure dal favore di Re Carlo Alberto e deve abbandonare il Regno per tornare isolato in Sicilia.
In Europa tutti i popoli oppressi reclamano la libertà e la Costituzione: da Vienna, da Parigi, da Budapest, giungono notizie esaltanti di sommosse libertarie.
In Italia risulta determinante il ruolo del Piemonte, grazie alle posizioni di Re Carlo Alberto, che non ha mai bandito dal suo animo le idee liberali coltivate in gioventù.
Dopo pochi mesi, d'accordo Pio IX, il governo romano propone la costituzione di una Lega Italica. È un'iniziativa rivoluzionaria e il popolo ne è entusiasta, ma non i sovrani interessati, che temono di perdere parte dei loro privilegi confluendo nella Lega. Pressati dalla piazza, vi aderiscono il Granducato di Toscana il Regno di Sardegna.
Dopo la caduta del Metternich, il più deciso avversario dell'unità nazionale italiana, accelera il processo rivoluzionario nella penisola. Si registrano sommosse in tutti gli Stati italici miranti a un unico obiettivo: la Costituzione, che viene concessa dal Regno delle Due Sicilie, seguito dal Granducato di Toscana e dal Piemonte.
Anche i romani ottengono la Costituzione, composta di sessantanove articoli che si contraddicono tra loro. È concessa la libertà di stampa, ma è mantenuta la censura canonica. I rappresentanti diplomatici all’estero, essendo anche nunzi della Santa Sede, devono rispondere al Papa e non al governo.
Dopo le "cinque giornate" grazie alle quali Milano è insorta e si è liberata degli austriaci, tutta l'Italia esulta e spinge i propri governanti a schierarsi in difesa degli eroici milanesi.
Il primo sovrano a muoversi è Carlo Alberto che, consapevole del ruolo determinante dei Cattolici, vuole spingere il Papa a consacrare la sua "crociata".
Nella primavera del 1848, nonostante il Papa si chiami fuori dalla "crociata”, molti patrioti cattolici, seppur con turbamenti di coscienza, scelgono di continuare la lotta nel Risorgimento. Ugo Bassi, raggiunti i volontari insieme ad Alessandro Gavazzi, si dà al “reclutamento” nelle campagne delle Marche e delle Romagne.
L’8 maggio a Venezia si presenta a Daniele Manin e fra i due nasce una profonda amicizia. Il 12, disarmato, gravemente ferito in battaglia, si mostra orgoglioso di essere accomunato nella sofferenza a tanti eroici compagni d'arme.
Il suo superiore padre Caccia, preoccupato per il buon nome dell'Ordine, prende una gravissima decisione: inoltrato al Pontefice un memoriale in cui constata che ormai padre Bassi "vive fuori del rispettivo suo chiostro" chiede che venga passato dall'Ordine dei Barnabiti allo stato di sacerdote secolare.
Il 15 dicembre 1848 a Ravenna pronuncia davanti alle truppe un'orazione che segnerà la svolta della sua vita: egli critica il Pontefice, gli nega l'obbedienza, e si scatena contro i «settantadue serpenti che lo attorniano», ossia il Sacro Collegio dei Cardinali.
Ugo Bassi, pur conservando integre le sue funzioni sacerdotali, si schiera dunque dalla parte di quei cattolici che rifiutano l'obbedienza al Papa-Re. Il disporsi a combattere contro le truppe pontificie in difesa della Repubblica Romana non è, per la coscienza del Bassi, un atto di ribellione: il pontefice è venuto meno - e per sempre - al suo impegno di benedire l'Italia. Il l° gennaio del 1849 Pio IX, in una enciclica diretta ai sudditi, in difesa del proprio potere temporale, dichiara scomunicati tutti coloro che, in qualsiasi modo, si adoperino contro di esso, di fatto colpendo con detta scomunica il Bassi stesso.
Il 4 marzo, a Roma, Bassi viene nominato cappellano della legione italiana comandata da Giuseppe Garibaldi, che raggiunge a Rieti il 4 aprile.
Questo il commento del Bassi dopo l’incontro "...Garibaldi è l'eroe più degno di poema, che io sperassi in vita mia di vedere. Le nostre anime si sono congiunte come se fossero state sorelle in cielo prima di trovarsi nelle vie della terra". E qualche giorno dopo, da Anagni, confermerà: "...Garibaldi! Questi è l'eroe cui cercando andava l'anima mia. L'Italia è Garibaldi ... "sveste il nero abito barnabitico e indossa l'uniforme rossa degli ufficiali della legione.
Il 30 aprile è al fianco di Garibaldi nel vittorioso combattimento contro i francesi a porta S. Pancrazio, dove viene catturato dai nemici per non essersi voluto allontanare da un ferito rimasto sul terreno della battaglia.
Nel luglio è fra i 250 rimasti al fianco di Garibaldi dopo la fuga da San Marino.
Con l'aiuto di diversi patrioti romagnoli nella notte fra il l° e il 2 agosto i garibaldini giungono a Cesenatico. Qui sette soldati croati di guardia al porto sono arrestati da Ugo Bassi e da Anita Garibaldi; Il commissario di sanità marittima è costretto a requisire 13 imbarcazioni da pesca e a reperirne gli equipaggi. Alle tre di notte, dopo aver venduto i cavalli e raccolto provviste, i legionari cominciano a imbarcarsi; alle sei salpano, benché una forte marea ostacoli la manovra. Conducono con sé come ostaggi i croati e un brigadiere. Garibaldi vuole che Ugo Bassi salga nella sua stessa barca, dove sono anche Anita e il romano Ciceruacchio con i figli
Nella notte del 2 agosto i fuggiaschi vengono attaccati dalle truppe austriache, molte imbarcazioni si arrendono, solo cinque bragozzi, fra cui quello di Garibaldi, approdarono fra Magnavacca e Volano. Gli equipaggi reclutati a Cesenatico, terrorizzati, si abbandonano alla fuga… accanto a Garibaldi e ad Anita morente rimangono Ugo Bassi, Giovanni Livraghi e G.B. Culiolo detto Leggero. Ma il gruppo è troppo numeroso, dà nell'occhio, quindi bisogna separarsi: Ugo Bassi e il Livraghi, disarmati, si dirigono verso Comacchio.
Ormai però la gendarmeria pontificia è informata della presenza dei fuggiaschi: nella notte quattro carabinieri arrestano il Bassi e il Livraghi e consegnati al comandante austriaco vengono rinchiusi in cella.
Questo il resoconto del “processo farsa” che si svolge quella notte in Curia. Dodici prelati si riuniscono in concilio segreto (nove italiani più tre cappellani militari ungheresi in servizio nell'esercito austriaco) e, sollecitati dal generale Gorzkowsky, approvano a maggioranza la sentenza di morte firmandone il relativo documento. Soltanto i tre cappellani militari si rifiutano. I nove preti italiani approvano la fucilazione di un loro confratello! Il generale ordina quindi che la fucilazione dei prigionieri venga eseguita nel più breve tempo possibile.
All'una del pomeriggio del 8 agosto tutto è pronto: i prigionieri al muro, il plotone d'esecuzione schierato.
Bassi viene sepolto poco lontano senza bara, in una fossa insieme al Livraghi. Nei giorni successivi gruppi sempre più numerosi di bolognesi si recano su quell'indegna tomba, la coprono di fiori e prelevano zolle di terra per ricordo. Sui muri della città appaiono scritte minacciose contro gli austriaci e aspre parole di vendetta per quell'uomo, un sacerdote, ucciso senza processo, in violazione delle leggi dello stato.
Nella sua relazione dei fatti al Radetzky il Gorzkowski, si limita ad annunciare la fucilazione del “famigerato cappellano Ugo Bassi" "uno dei più fanatici repubblicani, temuto alla stregua del rinomato predicatore Gavazzi".
Per impedire ai bolognesi di manifestare i propri sentimenti di amore e di devozione al martire, nella notte fra il 18 e il 19 agosto i due corpi vengono esumati e occultati nell'interno del cimitero della Certosa dalla polizia pontificia: il Bassi viene sepolto senza nome sotto una gradinata del recinto degli ecclesiastici.
L'8 agosto 1888, il comitato per la statua di Ugo Bassi, composto fra gli altri da Giosuè Carducci, Aurelio Saffi, Oreste Regnoli e il conte Giovanni Malvezzi, consegnò al sindaco di Bologna, Gaetano Tacconi, una scultura in bronzo, opera di Carlo Parmeggiani, raffigurante il patriota religioso Ugo Bassi, fucilato a Bologna dagli austriaci l’8 agosto 1849.
Dal marzo 2003, la statua restaurata è collocata in via Ugo Bassi all'angolo con via Nazario Sauro.
So di essere stato lungo e di questo mi scuso, ma la storia di questo uomo che a me piace chiamare Fratello mi ha sinceramente e profondamente commosso… e iniziato o no, dopo averne conosciuto le gesta, credo che ognuno di voi desidererebbe abbracciarlo come tale
È per noi motivo di orgoglio che i nemici tutti della libertà, di qualunque ordine religioso e posizione politica, associno le idee ed il comportamento di questo eroe alle nostre! al di là che egli sia stato realmente o meno iniziato alla Massoneria mai complimento ci fu più gradito…
M. B.