Simbologia e significati della Pasqua nelle diverse culture

Simbologia e significati della Pasqua nelle diverse culture

Easter

  1. Origini storiche e fonti antiche

Il termine anglosassone per la Pasqua, Easter, deriva dalla figura di Eostre (o Ostara), una divinità di origine germanica associata alla fertilità e alla rinascita.
Questa divinità era festeggiata in corrispondenza dell’Equinozio di Primavera e dava il nome al mese anglosassone di "Eosturmonath", corrispondente al nostro aprile.
Questo è quanto riportato da Beda il Venerabile, un bardo vissuto nell’VIII sec. d.C., che nella sua opera “De temporum ratione” ("Sulla computazione del tempo") parla di tale mese, così chiamato in onore di una dea anglosassone chiamata Eostre, venerata in primavera.
Beda afferma che questo mese venne sostituito dalla Pasqua cristiana, il cui nome adottato dagli inglesi, Easter appunto, rimase come traccia della precedente festività pagana.
Sul culto di Eostre non esistono, però, altre fonti. Questo ha portato molti studiosi a mettere in dubbio la storicità della divinità.

  1. Etimologia e connessioni linguistiche

Eostre deriverebbe dall'antico termine germanico austrōn, tradotto con "alba" o "est". Le sue radici di trovano nell’indoeuropeo aus- ("brillare", "risplendere").
Dal termine Eostre deriverebbero anche il tedesco Ostern e l’inglese Easter, nomi moderni della Pasqua.
Possiamo identificare, quindi, Eostre con una dea della luce crescente, del Sole che rinasce, delle energie creatrici della primavera.

  1. Simbolismo e tradizione esoterica

Eostre/Ostara è, secondo Robert Graves, la manifestazione della Dea Bianca, che rappresenta la giovane vergine della Triade Ciclica femminile lunare, ed è associata alla luna crescente, alla rinascita naturale e alla vittoria della luce dopo l’equinozio di primavera.
La lepre, simbolo di fertilità e di rigenerazione ciclica, era l’animale animale sacro ad Eostre, così come lo era l’uovo, rappresentazione universale della creazione e della nascita.
Sacro ad Eostre era anche il fuoco, come simbolo di luce e calore e, quindi, di vittoria sulle tenebre e sul gelo invernali.

  1. Origini elleniche

Proprio il fuoco ci riporta ad un legame, oltre che etimologico, filosofico con la mitologia ellenica e, in seguito, con la religione romana.
Il fuoco, inteso come calore, era l’attributo della dea Esta, una delle dee principali del Pantheon Greco, figlia di Cronos e Rea e, quindi, sorella di Zeus, protettrice del focolare domestico, della famiglia e dell’Olimpo.
Da Esta deriva la dea Vesta, la dea principale dell’antica Roma, il cui fuoco sacro non doveva mai spegnersi, e al quale si dedicavano le Vestali, giovani donne vergini che consacravano la propria vita al servizio della Dea.
Anche qui troviamo verginità e fuoco.

Pesach

 

  1. Origini storiche

La Pesach, o Pasqua ebraica, è la festività ebraica che celebra la liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù in Egitto.
Ha antichissime derivazioni pastorali e agricole pre-israelitiche, legati riti primaverili di rinascita, successivamente integrati nel racconto della liberazione degli Ebrei dall’Egitto.
"Pesach" deriva dall’ebraico פסח (pasàch): “passare oltre” o “saltare”. Esso fa riferimento all’episodio della Decima Piaga d’Egitto, quando passaggio dell’angelo della morte passò sopra le case degli ebrei, risparmiandoli (Esodo 12:27).

   2. Simbolismo

Pesach rappresenta la liberazione interiore.
L’Egitto infatti, chiamato in ebraico Mitzrayim, ovvero "luogo di costrizione", simboleggia lo stato di coscienza limitato dalla materia, dell’ego e delle passioni. Ecco che Mosè, quindi, diviene l’iniziato che guida l’anima fuori da questa costrizione, quindi, dall’oscurità, attraverso il deserto dell’introspezione, verso la piena realizzazione spirituale (Terra Promessa).
Il passaggio dall'oscurità alla luce viene rappresentato dal fatto che Pesach cade nel giorno della Luna piena di Nissan, che è il primo mese del calendario sacro ebraico. Si tratta di un periodo di rinnovamento e risveglio, sovrapponibile all’equinozio di primavera.
Simboli molto importanti della tradizione ebraica sono il pane azzimo e l’agnello.
Il pane azzimo, chiamato matzah, è pane senza lievito. Il suo significato risiede nel significato di peccato che viene dato al lievito nell’Antico Testamento e nell’obbligo imposto agli ebrei da Dio di non usare pane lievitato come rituale di purificazione.
Il sangue dell’agnello sacrificato, invece, veniva posto sugli stipiti delle porte come segno di protezione, secondo le indicazioni date da Dio nel corso delle piaghe d’Egitto, per identificare le case abitate da ebrei. L’agnello rappresenta l’innocenza, la purezza e la redenzione e il suo sangue l’energia vitale.

   3. Pesach come archetipo iniziatico

Pesach può essere interpretata come rito di passaggio da uno stato profano ad uno iniziatico, con la sua simbologia di morte e rinascita.
Le dieci piaghe d’Egitto assumono il ruolo di tappe simboliche della purificazione dell’anima attraverso molteplici prove:

I. La Trasformazione dell’Acqua in Sangue

Esprime il passaggio dal caos originario alla creazione, attraverso la purificazione e la distruzione delle energie preesistenti.

II. Le Rane

Sono le passioni infime, le tentazioni e le illusioni del mondo materiale che devono essere affrontate e trascese.

III. Le Zanzare

Simbolizzano la turbolenza e le distrazioni che impediscono il progresso spirituale.

IV. Le Mosche Velenose

Sono gli aspetti negativi dell'ego, che devono essere riconosciuti e trasformati.

V. La Mortalità del Bestiame

È la morte dei comportamenti fossilizzati e limitanti che permette di andare verso la modernità e il cambiamento.

VI. Le Ulcere

Sono sofferenze e l'angosce intese come fonti di crescita interiore in quanto portano alla comprensione delle proprie vulnerabilità.

VII. La Grandine

È la rappresentazione degli ostacoli che si presentano sul cammino e che devono essere affrontati con coraggio per portare a una maggiore forza.

VIII. Le Locuste

Sono le forze distruttive del mondo materiale che minano la crescita spirituale, ma portano a riconsiderare valori e obiettivi.

IX. Le tenebre

Sono lo stato di ignoranza da affrontare e superare per raggiungere la luce della consapevolezza.

X. La Morte dei Primi Nati

È la morte del vecchio per lasciare spazio a una nuova dimensione di consapevolezza e di spiritualità.
Momento esotericamente centrale di Pesach è il Seder, una cena rituale tradizionale.
Essa si svolge secondo un ordine ben preciso e ha lo scopo di ricordare la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù in Egitto.

"Seder" significa, infatti, "ordine" e si riferisce alla sequenza di eventi che scandisce la cena. Il piatto principale è il Ke’ara o Piatto del Seder di Pesach.

Il Piatto del Seder di Pesach è un piatto al cui interno si trovano sei spazi, ciascuno riservato ad un cibo il cui nome viene riportato nello spazio apposito. Si tratta di cibi simbolici che possono essere sia consumati che solamente mostrati nel corso della celebrazione.
Ciascuno di questi sei cibi ha un significato specifico volto a ripercorrere la storia della Pasqua ebraica e dell'esodo dall'Egitto.

I cibi sono:

1-2.  Maror e Chazeret

Si tratta di erbe amare, simbolo dell'amarezza della schiavitù in Egitto.
Per gli ashkenaziti il Maror può essere composto da indivia, lattuga romana (che rappresentano le invasioni romane) o rafano. Lo Chazeret corrisponde ad altre erbe amare, come la lattuga romana, usata per il korech, un "panino" pasquale .

  1. Charoset

Si tratta di una miscela dolce, di colore marrone, che rappresenta la malta e i mattoni usati dagli ebrei per costruire i granai o le piramidi d'Egitto. Tradizionalmente è composto da noci tritate, mele grattugiate, cannella e vino rosso dolce.

  1. Karpas

Sono verdure diverse dalle erbe amare, in quanto rappresentano speranza e rinnovamento. Ritualmente la verdura scelta viene immersa in acqua salata all'inizio della celebrazione. Sono usate verdure di colore verde come il prezzemolo, il cipollotto tritato, le patate, che rappresentano momenti delle vessazioni subite dagli ebrei nel corso della storia, dall’Egitto alla Germania. Le gocce che cadono dopo aver immerso le verdure nell'acqua salata sono una rappresentazione visiva delle lacrime. Questo elemento simboleggia anche la primavera.

  1. Zeroah

Unica carne presente nel piatto, si tratta di uno stinco d'agnello arrostito. Rappresenta il " Korban Pesach" (sacrificio pasquale) degli agnelli, il cui sangue fu "spruzzato" dagli israeliti sulle porte delle proprie case per farle risparmiare dalla Decima Piaga.

  1. Beitzah

E’ un uovo bollito. Simboleggia il korban chagigah (sacrificio festivo), offerto al tempio di Gerusalemme. Originariamente si trattava di un piatto di carne, sostituito attorno al XVI secolo, da un uovo, simbolo del lutto, in quanto è la prima pietanza servita dopo un funerale ebraico, per richiamare il dolore per la distruzione del Tempio di Gerusalemme.
Esistono anche altri due cibi, non strettamente legati al Piatto del Seder, che sono, però, ad esso strettamente legati.
Del primo abbiamo già parlato, e si tratta dell’Acqua Salata, posta sul tavolo in un proprio recipiente.
Il secondo sono I Tre Matzot, tre pani azzimi che vengono presentati impilati e separati l'uno dall'altro da tovaglioli, su un proprio piatto. Il matzah centrale viene spezzato e una metà viene messa da parte per essere consumato successivamente come afikoman (un pezzo di pane nascosto, riscoperto e consumato alla fine del pasto, come la libertà del popolo fuggito durante l’Esodo). La parte superiore e l'altra metà del matzah centrale vengono poi utilizzate per l'hamotzi (il ringraziamento a Dio per aver fornito il pane), e il matzah inferiore viene successivamente utilizzato per la preparazione del korech (o "panino" di Hillel).
Nel corso della cena si legge l'Haggadah, un testo che racconta la storia dell'Esodo. Si tratta di un momento che si svolge in famiglia comprendendo anche i bambini.
Essa è, contemporaneamente, una meditazione sul racconto dell’Esodo, che ogni ebreo deve “ vivere come se fosse lui stesso uscito dall’Egitto” quale auto-iniziazione; un rito di purificazione, attraverso l’eliminazione del chametz (lievito), equivalente alla purificazione dalle impurità interiori; un atto di consapevolezza ciclica bevendo i quattro calici di vino, corrispondenti a quattro fasi della redenzione dell’anima legate ai quattro mondi cabalistici (Assiyah, Yetzirah, Beriyah, Atziluth) e alle promesse di liberazione di Dio.
Vengono bevuti in diversi momenti secondo un ordine preciso.

Ogni calice simboleggia una delle promesse di Dio a Mosè, come riportato nello Scrittura (Esodo 6, 6ss): «Perciò, di' ai figli d'Israele: "Io sono il SIGNORE; quindi vi sottrarrò ai duri lavori di cui vi gravano gli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi salverò con braccio steso e con grandi atti di giudizio. 7 Vi prenderò come mio popolo, sarò vostro Dio e voi conoscerete che io sono il SIGNORE, il vostro Dio, che vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani. 8 Vi farò entrare nel paese che giurai di dare ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe. Io ve lo darò in possesso; io sono il SIGNORE"».

Il primo calice viene bevuto durante il Kiddush, la benedizione sul vino, che apre il Seder; il secondo dopo la lettura del Haggadah, il racconto dell'uscita dall'Egitto; il terzo calice durante la benedizione di fine pasto (Birkat Hamazon); il quarto alla fine del Seder, dopo l'esecuzione dell'Hallel, un salmo di lode.
A volte viene bevuto anche un quinto calice in segno di gioia per la libertà e la redenzione.
Pesach non deve essere visto, quindi, solo come il ricordo della liberazione degli Ebrei dalla schiavitù, ma rappresentazione della liberazione dell’anima che attraversa le acque del cambiamento, incamminandosi verso la luce della conoscenza.

Pasqua

 

  1. Origini

Deriva dalla Pesach ebraica; dai Riti di morte e rinascita di divinità agrarie e salvifiche di origine ellenistica e romana (come Osiride, Dioniso, Attis, Adone); dalle feste pagane solari e lunari legate all’equinozio di primavera, momento di equilibrio e rinnovamento.
Il Cristianesimo primitivo ha reinterpretato queste strutture mitico-rituali alla luce dell’evento centrale della sua fede: la Passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo.

  1. Rito di passaggio

La Pasqua è un rito di trasformazione che ricalca le tre fasi classiche dell’iniziazione:

I. la Morte (Passione e Crocifissione)

Rappresenta la discesa nell’ombra, la morte dell’ego, il distacco dal mondo materiale e dalle illusioni. E’ la Nigredo alchemica.

II. la Sepoltura (Silenzio del Sabato Santo)

Simboleggia l’Albedo, alchemico, dove tutto è potenzialità ma nulla è ancora compiuto. È il vuoto creativo, la discesa nel profondo dell’inconscio. Si tratta del momento in cui avviene la trasformazione e la rigenerazione, del percorso di sepoltura, purificazione e trasformazione in un essere puro.

III. la Risurrezione (Domenica di Pasqua)

È la rinascita dell’anima, l’emersione della coscienza superiore, la vittoria della luce sulla tenebra. È il Rubedo alchemico, la manifestazione dello Spirito attraverso la materia trasfigurata.

  1. Simboli pasquali e significato occulto

L’Uovo di Pasqua è simbolo di vita, la forma primordiale che contiene in sé la totalità. Rappresenta il Vas Hermeticum alchemico, dove avviene processo trasmutativo.

L’Agnello Pasquale è Cristo,    senza    peccato,    quindi   puro,    sacrificato    per    la    salvezza    del   genere    umano.

Il Cero Pasquale rappresenta il Fuoco, quindi la Luce divina che irrompe nel buio del mondo, la coscienza illuminata, lo Spirito guida.

L’Acqua Battesimale è la rinascita, il ritorno alla sorgente primordiale

  1. Il Cristo esoterico

Cristo storico e Cristo esoterico non sono in contraddizione, ma coesistono su due piani differenti:

il Cristo storico è vissuto nel I sec. in Palestina ed è stato crocifisso; quello esoterico è un archetipo, il Logos, principio spirituale solare incarnato, presente in tutte le grandi religioni: Osiride, Mitra, Krishna.
La Pasqua è, quindi, la celebrazione della “cristificazione” interiore: il momento in cui il divino rinasce dentro l’uomo.

  1. Calendario

La data della Pasqua viene calcolata in modo da cadere la prima domenica dopo la prima luna piena successiva all’equinozio di primavera.
Si tratta del primo momento di superamento dell’equilibrio tra luce e tenebra, a favore della luce, in cui tale luce, seppur riflessa, prevale anche nella notte.
Si tratta dei momenti di maggior potere del maschile (vittoria del giorno sulla notte), e del femminile (luna piena).

In conclusione Ostara, Pesach e Pasqua, portano tutte un messaggio di speranza, di trasformazione e di rinascita ciclica e di vittoria della vita e della luce.

A. R. 

Delta on-line

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