Qui quasi cursores vitae lampada tradunt - SECONDA PARTE

Qui quasi cursores vitae lampada tradunt - SECONDA PARTE

Arriviamo al «fatidico» maggio 1925. Una Camera dove i massoni non erano pochi, e nel primo governo Mussolini i parlamentari affiliati alla massoneria erano 267. Per essere più precisi i Parlamentari in carica nel triennio nov. 1922 – nov. 1925 sono stati 1296 di cui 267 massoni. Di questi 267 il 68% era composto da membri del Grande Oriente d’Italia, il 25% da apparenti ad obbedienza incerta ed il 7% alla Gran Loggia d’Italia. (per questi numeri ed il grafico successivo confronta: Luca Irwin Fragale, La Massoneria nel Parlamento, primo Novecento e fascismo, Morlacchi Editore, Perugia 2023).

Il disegno di legge: Regolarizzazione dell'attività delle Associazioni, Enti ed Istituti e dell'appartenenza ai medesimi del personale dipendente dallo Stato, dalle provincie, dai comuni e da istituti sottoposti per legge alla tutela dello Stato, delle provincie e dei comuni, apparentemente non ha nulla a che vedere con la Massoneria, ma era chiaro a tutti che quella era la “legge contro la Massoneria”. Sabato 16 maggio 1925 intervennero alla Camera VOLPE, ROCCA MASSIMO, MORELLI EUGENIO, MARTIRE, GRAMSCI, CAVAZZONI, ROCCO - ministro, RODRERO – relatore, MUSSOLINI, presidente del Consiglio.

A questo punto sarebbe legittimo aspettarsi che vi citi il discorso di Gramsci, ma «Gramsci, deputato del Partito comunista d’Italia, previde che la Massoneria, per la sua natura di “partito della borghesia”, sarebbe confluita nel regime e votò contro la legge, non per difendere la Libera Muratoria ma perché essa faceva presagire lo scioglimento coatto dei partiti di opposizione. Il deputato del Partito comunista d’Italia, non aveva torto a intravedere che quella “contro la massoneria” era la prima legge fascistissima, il caposaldo del regime, ma il suo voto non può essere frainteso sino a farne un difensore della Libera Muratoria». (in Aldo Mola, Storia della Massoneria in Italia, Bompiani, Milano 2018, p. 482).

Il primo a prendere la parola è Volpe, è lui che cita il referendum del 1913 e così dice verso la chiusura del suo intervento: «Insomma è bene non rompere o incrinare in nessun modo quel tanto di unanimità antimassonica che c’è nel nostro paese con misure che a molti possono apparire eccessive e pericolose».

All’intervento di Volpe segue quello di Rocca. Rocca viene diverse volte interrotto, non perché sia favorevole alla Massoneria, ma per una querelle interna al partito. In questa sede è sufficiente ricordare la sua prima espulsione dal partito nel 1923 e gli interventi Achille Starace e Roberto Farinacci contro di lui mentre parlava il 16 maggio in senso contrario al disegno di legge. «Io non sono stato mai massone, non lo sono e non lo sarò mai; non ho mai avuto riconoscenza o debiti verso la massoneria, che posso dire di avere combattuto per lungo tempo. Anzi, io non mi pento affatto di aver preso parte alla lotta antimassonica, che ha infierito in Italia per lungo tempo […] La tessera del 1924 non la rimpiango, ma quella del 1919 non me la toglierete mai! Ma se il vostro progetto contro la massoneria è presentato con scopi, con spirito, con forme tali, come vorrebbe la relazione Bodrero, e come sembra prestarsi qualche disposizione, da servire soltanto ad aggravare la reazione attuale o cercare una vendetta partigiana, (Vive interruzioni), allora non posso essere d'accordo. Non lo posso essere perché credo che questo sia un male per il fascismo prima di tutto; perché so che le persecuzioni maturano altre persecuzioni, e non vorrei che un nuovo fenomeno di anticlericalismo, in questo paese che ha tanto bisogno di coscienza religiosa, venisse a riportare l'Italia indietro nel processo storico del suo spirito, come è già avvenuto troppe volte! (Commenti — Rumori)».

L’intervento di Morelli può avere un suo interesse per le seguenti affermazioni, che ci ricordano che l’anticlericalismo massonico non era stato dimenticato, anche se nel periodo oggetto di questo studio non vi sono state bolle o altro contro la massoneria. «Ora è significativo il fatto, che si lotti contro la massoneria nel tempo stesso in cui si è dato il voto alla donna. Taluni avevano dubitato che dare il voto alla donna potesse apportare una ventata di clericalismo. Invece l'entrata della donna nella vita politica a mio parere vuol dire portare una ventata di religione. Ecco perché è bene che si sia dato il voto alle donne nel tempo stesso in cui si inizia la lotta alle sette anticlericali, distinguendo anche qui completamente quello che è religione da quello che è clericalismo. E da quando il Governo si è messo a combattere il clericalismo e innalzare il sentimento religioso, abbiano il mirabile esempio di falangi cattoliche che vengono verso di noi abbandonando quel Don Sturzo che se ha voluto continuare la sua propaganda ha dovuto farla all'estero, dimostrando che vi è almeno una affinità di diffamazione internazionale fra clericalismo e massoneria».

Martire: «Cosicché, io affermo che se pure le aggregazioni massoniche segrete non fossero, se pure raggiungessero il loro carattere di pubblicità, come lo hanno raggiunto (parzialmente e subdolamente, è vero) in Francia, dove il Grande Oriente ha chiesto ed ha ottenuto il riconoscimento della personalità civile, questo non eliminerebbe il conflitto immanente delle due discipline e delle due obbedienze. Lo Stato ha il diritto ed ha il dovere di affermare che a due padroni non si può e non si deve servire. (Approvazioni). Già… in Italia ancora non vi è questo riconoscimento, la colpa può esser solo degli antimassoni o, forse, è dei massoni tutti che anche quando hanno potuto si sono disinteressati?

Del discorso di Gramsci riporto solo l’incipit: «Il disegno di legge contro le società segrete è stato presentato alla Camera come un disegno di legge contro la massoneria; esso è il primo atto reale del fascismo per affermare quella che il partito fascista chiama la sua rivoluzione. Noi, come partito comunista, vogliamo ricercare non solo il perché della presentazione del disegno di legge contro le organizzazioni in generale, ma anche il significato del perché il partito fascista ha presentato questa legge come una legge rivolta prevalentemente contro la massoneria. Noi siamo tra i pochi che abbiano preso sul serio il fascismo, anche quando il fascismo sembrava fosse solamente una farsa sanguinosa, quando intorno al fascismo si ripete- vano solo i luoghi comuni sulla «psicosi di guerra», quando tutti i partiti cercavano di addormentare la popolazione lavoratrice presentando il fascismo come un fenomeno superficiale, di brevissima durata».

Rocco: «Pensiamo noi che, se domani una grande associazione sorgesse composta di uomini pronti a tutti i cimenti, a tutti i sacrifici, potremmo noi impedire che essa si sviluppasse?

Noi non lo crediamo, ma non è questo il caso delle associazioni segrete esistenti in Italia, soprattutto della Massoneria. La forza di questa Associazione non è nelle idealità che possono animare i suoi seguaci, se ve ne sono, ma nell'utile che essa può dare o che si ritiene essa possa dare. Ora, se non è facile combattere uomini che lottano per un grande ideale, è facilissimo combattere con uomini che lottano per interessi, e il giorno in cui avremo obbligato queste associazioni ad agire apertamente, alla luce del sole, e avremo obbligato i loro iscritti a rivelarsi, quel giorno le avremo praticamente uccise, perché nessuno vorrà prendere parte ad una associazione che è stata riprovata dalla legge e che, lungi da portare qualche benefìcio ai suoi addetti, offrirà qualche sia pur leggero inconveniente».

Bodrero: «Io vorrei che i massoni italiani in buona fede, se è possibile, dicessero se veramente si sono ascritti a questa associazione con lo scopo di concorrere sinceramente al trionfo di certe ideologie che potrebbero, sotto un certo punto di vista, apparire anche rispettabili, se noi dobbiamo ammettere il rispetto di quelle opinioni che sono rispettabili. D'altra parte io non credo che questo sia accaduto, io non credo che la più gran parte, la schiacciante immensa maggioranza di coloro che si sono ascritti alla massoneria, sapessero precisamente quali erano queste idee. Appunto perciò io ho detto che questa legge è legge di libertà, che libera il popolo italiano dal peso di questo mistero; […] Noi crediamo che, con la presentazione di questo disegno di legge, il partito fascista abbia reso un servigio alla libertà e abbia fatto anche il primo atto veramente fascista, veramente conforme allo spirito del nostro movimento».

Mussolini: «Quando io, come fascista, militavo nel partito socialista italiano (Si ride — Approvazioni) (parlo di quindici anni fa), ebbi la ventura di fare un'esperienza politica di primo ordine, che mi ha molto giovato nel seguito. Anche allora io credevo poco alla democrazia, al liberalismo, e agli immortali principi. Anche allora pensavo che la penna è un grande strumento, ma che la spada, la quale a un certo momento taglia i nodi, è uno strumento migliore. E, facendo inorridire i sedentari del socialismo di allora, che sono quelli di oggi, io patrocinavo nettamente la necessità di un urto insurrezionale, che avesse dato alle masse operaie il senso della tragedia. […] E sino d'allora mi accorsi che la massoneria aveva una certa influenza anche sul socialismo italiano. […] Io credo che con questa legge la massoneria, che io definii un'altra volta un paravento, e che non è una montagna, come sembra vista di lontano, ma piuttosto una vescica che bisogna ad un certo momento bucare, si rivelerà per quello che è: una sopravvivenza che non ha più una ragione decente di sopravvivere nel secolo attuale. […] Signori, siamo nel secolo della vittoria, siamo una nuova generazione. Anche prima della guerra noi abbiamo sentito la nausea e il disgusto di questa Italia dal piede di casa, di questa Italia tutta concentrata in una piccola politica di ordine parlamentare, di questa Italia dominata da uomini mediocri, che diventavano imponenti semplicemente perché appartenevano alla massoneria: l'Italia di ieri, dove si poteva stabilire un ridicolo raffronto fra il sindaco della capitale e l'uomo che sta al Vaticano. Noi siamo lontani con lo spirito da tutto ciò. Qui è il segno della nostra giovinezza, qui è il segno del nostro coraggio, qui è la certezza del nostro avvenire.

È palese che per evidenti ragioni di spazio e di tempo non posso proporvi stralci della discussione in Senato. Nei siti di Camera, Senato e Gazzetta Ufficiale non fare fatica a trovare i documenti originali.

Pur nella sua brevità, questo spaccato della storia, dovrebbe iniziare a darci un’idea di come l’antimassoneria e i pregiudizi verso la Libera Muratoria fossero forti e diversamente motivati nel primo quarto del secolo XX dell’era volgare. Oltre all’importanza della conoscenza storica qualcuno, soprattutto i più giovani, potrebbero pensare che essere preoccupati per tutto questo sia un anacronismo. Niente di più errato. È ancora recente nella memoria di molti il polverone, compreso di assonnamenti, creato da diverse leggi regionali che prevedevano l’ammissione per i dipendenti pubblici della loro appartenenza massonica o di chi ambiva ad una carica pubblica di dichiarare la sua appartenenza alla massoneria e  similmente, andando appena più indietro, quanto successo nell’ultimo ventennio del XX secolo. Da più parti, costantemente si gioca a snidare il massone. Un gioco abietto per mettere alla berlina, alla pubblica gogna, spesso, i più indifesi tra sorelle e fratelle. La Corte Europea dei diritti dell’Uomo più di una volta ha ribadito l’illegittimità di queste richieste.

Se ben leggiamo la storia, le motivazioni antimassoniche non sono cambiate, al massimo è cambiato il modo di esporle e molti degli antimassoni non ricordano neanche il perché vi sia la proibizione ai massoni di avere certe tessere di partito. Molte di queste motivazioni non dovrebbero esistere più.

Come possiamo difenderci da questi attacchi? Come possiamo, pur accettando che per motivazioni ideologiche alcune persone saranno sempre avverse al Latomismo, aiutare noi stessi e l’uomo della strada a cambiare prospettiva ed opinione?

La risposta in estrema ratio ridursi a due parole: Esempio e Conoscenza.

L’esempio fuori e dentro le Logge, un esempio atto a smontare quelle critiche presenti nell’immaginario, come, ad esempio, nel film Un borghese piccolo piccolo.

La conoscenza da acquisire dentro e fuori dal tempio. Il nostro è un lavoro iniziatico, che si basa sulla trasmutazione della coscienza, per alcuni dell’anima. Questa trasmutazione non è solo un fatto intangibile o metafisico né può ridursi alla mera e inutile erudizione.

Conoscere che è Apprendere; dobbiamo apprendere senza sosta e avere il coraggio più che l’umiltà di imparare a tacere, soprattutto in ambito profano. Impariamo che la parola è lo strumento più potente a nostra disposizione e non la spada, uno strumento che dovremmo usare per arare e seminare terreni infertili di coscienze addormentate e menti lobotomizzate. In contesti pubblici e privati, nella realtà contingente o sui social dovremmo imparare che le nostre parole sbagliate, non corrette, inesatte, non ponderate e non gestite con le pezze giustificative dei documenti e della chiara visione filosofica sono semi per l’antimassoneria. È difficile non farsi sedurre dall’invito a parlare, è in quel momento che dovremmo ricordarci che, forse, è meglio tacere.

Michele Leone

Delta on-line

Delta on-line, erede della storica pubblicazione, ha lo scopo di comunicare più agevolmente e ad un maggior numero di lettori articoli di cultura massonica.

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