Preparare un lavoro sulle Costituzioni della Massoneria inglese redatte nel 1722 e stampate nel 1723 non può essere esaurito nello spazio di un breve articolo. Tuttavia, è importante provarci comunque, non perdendo di vista la capacità di sintetizzare concetti molto ampi e profondi.
Per fretta, ignoranza, superficialità e buona fede spesso tendiamo a dare per scontati concetti, idee, significati ed avvenimenti. Nella redazione di questo lavoro ho tentato di non dar nulla per scontato e rispondere tra le altre alle seguenti domande: 1) Cosa sono e come si compongono le Costituzioni del 1723? 2) Da dove arrivano? 3) Oggi ha ancora senso studiarle?
L’elenco delle domande è molto più ampio ed è questo il primo insegnamento che ho tratto dallo studio per questo lavoro. Il primo dovere - non esplicitato - di un Libero Muratore è quello di interrogarsi, porre e porsi quesiti, cercare risposte.
Le guerre di religione e situazione inglese
Il 31 ottobre 1517 Lutero affiggeva le sue 95 tesi sul portone della chiesa di Wittenberg. Quest’atto ha segnato i secoli XVI e XVII dell’era volgare, portandoli ad essere i secoli delle guerre di religione. In Inghilterra, alla morte di Elisabetta I Tudor (1558 - 1603), impegnata, tra le altre cose, nella pacificazione religiosa, vi è un periodo di inquietudine e guerre. E in Inghilterra cosa accadeva? Nel 1605, vi fu la congiura delle polveri e il tentativo di uccidere re Giacomo I. Nel 1625 Carlo I Stuart diviene re d'Inghilterra, Scozia e Irlanda, nel suo regnò esasperò i conflitti e le divisioni del Paese. Nel 1642 scoppiò la rivoluzione inglese e quando Oliver Cromwell se ne mise a capo ottenne le vittorie contro la Corona. Vittoria che portò alla decapitazione di Carlo il 30 gennaio 1649 per sentenza del tribunale rivoluzionario. Quasi un secolo e mezzo dopo cadrà la testa del re di Francia: il 21 gennaio 1793. Contestualmente alla morte di Carlo venne proclamata la Repubblica. A due anni dalla morte di Cromwell, nel 1660, venne restaurata la monarchia da Carlo II Stuart. A questi successe Giacomo II d’Inghilterra deposto a seguito della Gloriosa rivoluzione (1688-1689), venne chiamato a regnare Guglielmo III, con questo arriviamo alla monarchia costituzionale parlamentare che oggi conosciamo.
Illuminismo - Deismo - Teismo - Libertinismo
Dopo aver visto per sommi capi alcune vicende storiche è necessario soffermarci su alcune vicende del pensiero.
Illuminismo: «Per I. si intende sia l’età della storia d’Europa compresa tra la conclusione delle guerre di religione del 17° sec. o la rivoluzione inglese del 1688 da un lato e la Rivoluzione francese del 1789 dall’altro, sia la connessa evoluzione delle idee in fatto di religione, scienza, filosofia, politica, economia, storiografia e il rinnovamento delle forme letterarie nel corso del 18° secolo. La metafora della luce contenuta nel termine deriva dalla secolarizzazione e laicizzazione dell’idea di provvidenza o progresso, intesa come attività storica umana: così il concetto di ‘luce di natura’ fu anteposto e contrapposto dai deisti inglesi alla rivelazione cristiana in quanto possesso originario della mente umana; così pure la scoperta delle leggi naturali apparve una più piena rivelazione o ‘illuminazione’. {…} il trionfo della ragione contro le tenebre del fanatismo e della superstizione, che divenne corrente verso la metà del secolo. […] L’affermazione solenne dell’autonomia della ragione, che è alla radice della cultura dei lumi, maturò in cerchie ristrette e assunse un peculiare significato politico e religioso negli ultimi decenni del 17° secolo. La superfluità di ogni rivelazione divina, il distacco dalle varie ortodossie ecclesiali, l’autonomia delle leggi morali, l’immagine razionale di un Dio architetto del cosmo svelato dalla nuova scienza, sono gli aspetti costruttivi del deismo, del quale si considera generalmente iniziatore E. Herbert of Cherbury. Ma le grandi linee della disputa settecentesca sulla religione naturale e rivelata hanno piuttosto la loro origine nella critica negativa del cristianesimo storico e della tradizione biblico-ecclesiastica, svolta sia dai grandi eruditi olandesi, sia dai libertini e spiriti forti francesi». (Treccani).
Deismo: «Orientamento di pensiero che riconosce l’esistenza di un Dio come prima causa, creatore e ordinatore del mondo: tale credenza (che, stabilita dalla ragione naturale, costituisce insieme all’immortalità dell’anima il nucleo della religione naturale), pur non essendo, per molti aspetti, in contrasto con posizioni teologiche delle Chiese cristiane, storicamente assume – lungo il sec. 17° e soprattutto nel 18° – un significato polemico contro le religioni storiche, le Chiese, contro l’idea di rivelazione o di mistero, in nome della ragione e della libertà di coscienza. Il termine deriva dal latino deus, come teismo dal greco ϑεός. I due termini, d. e teismo (il primo appare già nel 16° sec., forse usato per la prima volta dal calvinista M. Viret; il secondo fu messo in voga da Cudworth) furono sentiti come equivalenti ancora nell’Ottocento; ma va ricordata la definizione di Kant che ha precisato il significato ormai più comune: «Colui che ammette solo una teologia trascendentale vien detto deista, e teista invece colui che ammette anche una teologia naturale. Il primo concede che noi possiamo conoscere, con la nostra pura ragione, l’esistenza di un essere originario, ma ritiene che il concetto che ne abbiamo sia puramente trascendentale: che sia cioè soltanto di un essere, la cui realtà è totale, ma non ulteriormente determinabile. Il secondo sostiene che la ragione è in grado di determinare ulteriormente tale suo oggetto in base all’analogia con la natura: e cioè di determinarlo come un essere, che in forza di intelletto e di libertà contiene in sé il principio originario di tutte le altre cose». Storicamente il d. si matura nel Sei e Settecento, in relazione al nascere di una ragione critica e storica, alla crisi della coscienza religiosa tradizionale fortemente scossa dalle polemiche tra cattolici e riformati, alla scoperta di religioni antichissime e diverse dalla cristiana: in nome della ragione il d. combatte il dogmatismo delle religioni positive e cerca di definire, al di là delle differenze delle Chiese, un nucleo primordiale e «naturale» (perché conforme a ragione) della religione, in cui tutti gli uomini possano concordare, mentre considera le dottrine caratterizzanti le religioni storiche come aggiunte che spesso tradiscono quel nucleo essenziale («religione naturale»). Il d. diviene quindi promotore di ideali di tolleranza religiosa e di una critica assidua del soprannaturale, del miracoloso, dell’autoritario, di tutti quegli elementi insomma che sembrano sempre più annullare, introducendo spirito settario, l’universalità della religione naturale. Tra i massimi rappresentanti del d., che ha le sue origini in Inghilterra, sono M. Tindal, Toland, Collins, Locke, Hume; in Germania, H.S. Reimarus, Mendelssohn, Lessing; in Francia le dottrine proposte dal D. confluirono nell’Illuminismo e nell’opera quindi di Voltaire, Rousseau e Diderot». (Treccani).
Libertinismo: «Insieme delle dottrine degli ‘spiriti forti’ o ‘liberi pensatori’ del Seicento che, in Italia, Francia, Olanda e Germania, professavano idee spregiudicate, spesso in contrasto con le Chiese. Il l. non è una dottrina organica, ma è caratterizzato da alcuni temi ricorrenti, riconducibili a una visione antimetafisica e laica del mondo, e al programma di «escarrer toute chose au niveau de la raison». Gli argomenti che più interessano gli autori libertini sono: la negazione dei miracoli e dell’immortalità dell’anima; la critica delle religioni (che nascerebbero dal timore superstizioso degli uomini e che sarebbero sfruttate dai legislatori come strumento di governo); il materialismo e l’atomismo dal punto di vista fisico-cosmologico; la dottrina della doppia verità (cioè libertà interiore e conformismo nei costumi) dal punto di vista etico. Gli studiosi sottolineano il ruolo svolto dal l. come anello di congiunzione tra il pensiero umanistico-rinascimentale e l’Illuminismo. […]
Gli spiriti forti del Seicento: «Più complesso e sfuggente a una definizione omogenea è il fenomeno libertino nel sec. 17°. Esso non ha rapporti diretti con i «libertini» colpiti da Calvino né con le varie polemiche tra Chiese riformate; vi è invece la tradizione umanistica, le nuove filosofie della natura rinascimentali (di Pomponazzi e Cardano, di Bruno e Vanini) e l’insegnamento di moralisti come Montaigne e Charron con il richiamo a una misura umana che rifiuta le filosofie dogmatiche e l’intolleranza religiosa e indica ambiti mondani, etici e politici, della riflessione filosofica; vi è infine, sullo sfondo, la crisi ormai aperta del mondo aristotelico-scolastico. In un contesto culturale dai riferimenti ancora umanistici, i libertini recuperano temi ‘pagani’ quali l’eternità del mondo e la mortalità dell’anima, in opposizione all’idea di una philosophia perennis che culmina nel cristianesimo. Al contrario, il catalogo e il confronto delle credenze e delle ‘verità’ fanno emergere dubbi e inquietudini. Allo smascheramento degli errori corrisponde però un mascheramento delle opinioni: i libertini fanno proprio il motto di Cremonini, filosofo padovano dallo spirito eterodosso, intus ut libet, foris ut moris est. La verità non può essere divulgata, al contrario va nascosta alla «populace», che, dominata dall’irra- zionalità, deve essere tenuta a freno con paure ultraterrene. L’esercizio della ragione critica rimane un rito per pochi iniziati, e il volto da mostrare in pubblico è quello del conformismo. La libertà interiore degli spiriti forti può essere garantita solo dal primato del privato sul pubblico. Così, anche da un punto di vista politico le scelte del l. sono a sostegno dell’assolutismo monarchico e a favore di una politica ‘machiavellica’, caratterizzata da colpi di Stato e arcana imperii». (Treccani).
La Massoneria e i massoni prima del 1717
Il 1717 e il 1723 dell’era volgare potremmo dire che segnano uno spartiacque, date convenzionali per la così detta nascita della Massoneria speculativa. Prima non esisteva? Non esistevano gli Accettati? Date abominevoli e felici al tempo stesso che portano alla nascita dei sistemi massonici così come noi li consociamo e vengono vissuti dai liberi muratori nostri contemporanei.
Prima di queste date esistevano organizzazioni massoniche? Esistevano gruppi di massoni che accettavano al loro interno persone che non praticavano il mestiere? La risposta ad entrambe le domande è si. Già prima del 1717 in molte logge inglesi venivamo ammessi, iniziati degli accettati - coloro che non praticavano l’arte -, e prima del 1717 su tutto il continente europeo erano presenti logge massoniche con i loro riti e consuetudini.
La nascita della Gran Loggia di Londra è un atto arbitrario e “disperato” di un manipolo di operativi destinati ad estinguersi di lì a breve.
Sull’ingresso di non operativi nella Compagnia dei muratori è più che noto quanto scrive Elias Ashmole nel suo diario: 16 ottobre 1646, ore 4.30 del pomeriggio. Fui fatto Libero Muratore a Warrington nel Lancashire, insieme al colonnello Henry Mainwaring. (In Matthew D. J. Scanlan, La Libera Muratoria e il mistero dell’«Accettazione, Harmonia Mundi, Torino 2016, p. 12).
Esistono diverse testimonianze antecedenti il 1717, ad esempio una lettera, citata da Barles, di Locke al conte di Pembroke: «(6 maggio 1696) Monsignore, sono riuscito con l’aiuto del signor Colins, a procurarmi una copia di questo manoscritto della Biblioteca Bodleiana che eravate così curioso di vedere e, conformemente alle vostre istruzioni, ve lo invio in allegato. La maggior parte delle note annesse è quella che scrissi ieri per Lady Masham. Ella è diventata talmente appassionata di Massoneria da farle dire che, ora più che mai, desidererebbe essere uomo, per poter aspirare all’ammissione nella confraternita».
Sempre Barles: «Il testo […] consiste in un’esposizione in cui si tratta di segni, di segreti, e di una serie di domande e risposte, di cui ecco la prima:
“I massoni sono uomini migliori degli altri?”
“Alcuni massoni non sono così virtuosi come certi altri uomini, ma per la maggior parte, sono migliori di quanto lo sarebbero se non fossero massoni”.
L’accezione usata della parola massone è incontestabilmente quella di membro di una associazione speculativa, perché se la si volesse intendere con il significato di operaio costruttore, si arriverebbe a concludere che il mestiere di muratore rende virtuosi, cosa assurda.
La lettera di Locke, con la divertente osservazione su Lady Masham, elimina ogni idea di Massoneria di mestiere. E non è certamente ad una confraternita professionale che pensava il filosofo, quando aggiungeva su un foglio a parte:
“Non so l’effetto che questo vecchio documento avrà su Vostra Signoria ma, per parte mia, non posso negare che abbia stimolato la mia curiosità al punto di indurre anche me ad entrare nella Fratellanza, cosa che sono deciso a fare, se posso essere ammesso, la prossima volta che andrò a Londra, il che avverrà molto presto”. (Jean Barles, Storia dello scisma massonico inglese del 1717, Fondazione della Gran Loggia di Londra, Edizioni PiZeta, Milano 2000, pp. 51-52).
È interessante la chiara posizione di Barles a favore di una Massoneria speculativa di molto anteriore al 1717, ma l’intenzione di Locke di farsi ricevere Libero Muratore.
Seguirò ancora un po’ i documenti che ci riporta Barles e in particolare un Regolamento del 1663. «S tratta di un regolamento massonico adottato, vi si dice, quando il con conte di Saint-Albani era Gran Maestro dell’Ordine; Sir John Denham, Deputy Grand Master; Sir Christopher Wren e George Webb, Gran Sorveglianti. Nell’antico documento viene prescritto:
“1. Che nessuno quale che sia la sua condizione, sia iniziato Libero Muratore, se non in una Loggia regolare in cui vi sia un Maestro o un Sorvegliante, nella sezione ove tale Loggia è situata.
2. Che nessuno d’ora in poi sia ammesso, se non è fisicamente sano, di buona famiglia (di buona estrazione. Questo è chiaramente anti-operativo), di buona reputazione e osservante le leggi del paese.
3. Che nessun iniziato alla Massoneria venga accolto in una qualunque Loggia, se prima non abbia presentato un certificato con la data e il luogo della sua iniziazione, rilasciato dal maestro del limite (termine massonico, corrispondente alla linea tracciata con il gesso sul pavimento, prima dell’apertura dei lavori, nella sala della locanda in cui doveva aver luogo una riunione), dove è stato iniziato e la Loggia di appartenenza. Il Maestro registrerà queste informazioni su pergamena, e darà un resoconto delle iniziazioni ad ogni assemblea generale.
4. Che ogni Libero Muratore porti al Maestro un certificato con la data della sua iniziazione, per poter essere iscritto nell’ordine di precedenza a lui spettante, e affinché tutto il gruppo e i singoli componenti possano conoscersi meglio fra loro.
5. Che d’ora in poi, detta confraternita dei Liberi Muratori sarà amministrata e governata da un Gran Maestro e da tanti Sorveglianti quanti detta società giudicherà opportuno nominare ad ogni assemblea generale.
6. Che nessuno sarà iniziato se non abbia 21 anni a più”.
(Jean Barles, Storia dello scisma massonico inglese del 1717, Fondazione della Gran Loggia di Londra, Edizioni PiZeta, Milano 2000, pp. 55-56).
Questo regolamento è interessante sia per quanto poi sarà presente nelle Costituzioni del 1723, sia perché alcune regole sono vigenti ancora oggi.
Quella che possiamo definire protostoria o storia antecedente allo scisma del 1717 è un ginepraio di documenti, ipotesi storiche, romantiche, irrazionali, politiche nelle quali non è sempre facile muoversi. Agli esempi appena citati è doveroso fornire un elenco dei principali documenti massonici anteriori alle Costituzioni del 1723:
- Carta di Bologna (1248);
- Le livre des Métiers di Étienne Boileau, 1268 ca.;
- Gli Statuti dell’Arte dei Muratori di Mantova (1334):
- Ordinanza della Cattedrale di York (1370);
- Poema Regius (1390);
- Manoscritto di Cooke (1410);
- Statuto dei Tagliatori di Pietre di Strasburgo (1459);
- Statuti Schaw (1598);
- Manoscritto di Sloane (1640-1660);
- Manoscritto di Edimburgo (1696).
Tra questi sono da segnalare il Manoscritto di Cooke e il Poema Regius che probabilmente è stato utilizzato da Anderson come guida per la stesura delle sue Costituzioni. Per gli Antichi Doveri abbiamo diverse versioni «raggruppati in cinque famiglie, note come Plot, Grand Lodge, Sloane, Roberts e Spencer. È a questi documenti che Anderson si riferisce quando afferma, nell’introduzione alle sue Costituzioni, che i suoi Doveri sono stati estratti da antichi documenti». (Giuliano di Bernardo, Filosofia della Massoneria, Marsilio, Venezia 2002, p.50).
Michele Leone