A questo punto quindi siamo giunti ad un livello fondamentale per poter arrivare a quanto ci siamo prefissi di descrivere:
a) Si è ipotizzato che la Creazione è stata realizzata in base ad una legge fisica generale, addirittura divina, che governa l’insieme dell’universo;
b) Si è visto che esiste una forma leggendaria o se volete mitologica che sistematicamente appare al declino di una civiltà ed alla nascita di un’altra nuova, attestandone così la continuità della Tradizione;
c) Si è realizzato che questi passaggi sono legati sistematicamente al possesso di un oggetto in Oro e che l’acquisizione dello stesso è sempre stata simbolicamente, ma anche storicamente oggetto di guerre, di battaglie, di prove fisiche estreme o addirittura di furti pressoché impossibili e rocamboleschi;
d) e si è anche visto che il passaggio di tale oggetto d’oro da una civiltà ad un’altra, inesorabilmente determinava la caduta repentina della prima e lo sviluppo celere della seconda.
Appurato tutto ciò in modo ipotetico ma con fondamenti seri e spesso addirittura storici, è il caso di aggiungere a quanto detto un altro punto interessante attraverso il quale potremo finalmente spingerci a tempi più recenti relativamente a quanto abbiamo in oggetto, un punto attraverso il quale si possa determinare, cosa assolutamente fondamentale, che cos’è che determina o almeno fa intuire la caduta di una civilizzazione in rapporto alla nascita e crescita di un’altra.
e) Mitologicamente, ma anche storicamente, è stato dimostrato da studi piuttosto approfonditi che la percezione di quanto descritto sopra si può misurare in base allo sviluppo o al decadimento dell’Arte. In buona sostanza una civiltà all’inizio della sua evoluzione ha come prima manifestazione un progresso artistico in generale, ma in particolare architettonico.
Questo avviene per il semplice fatto che, contemporaneamente alla trasformazione di una civiltà, avviene anche una trasformazione evolutiva della religione, perché come ben sappiamo le religioni, fondamentali supporti alle società, si trasformano in base ed in funzione delle società stesse. Dato per scontato questo punto la cui spiegazione ci porterebbe troppo lontano, ci si chiede, perché l’Architettura? Per il semplice fatto che nascendo una nuova società nasce come detto una nuova religione, di conseguenza una nuova Divinità, che inesorabilmente ha bisogno nell’immaginario collettivo di un luogo dove dimorare. In altre parole il Tempio è la materializzazione dell’essenza divina sulla terra, essendo contemporaneamente lo spazio consacrato a Dio ed il luogo della sua manifestazione. Ma la costruzione di una abitazione per il nuovo Dio deve essere qualche cosa di grande e maestoso che possa contenere in sé anche la società relativa e far sì che la stessa si possa sentire unita strettamente al suo Dio e contemporaneamente dallo stesso protetta.
A questo punto, dimostrata in modo sufficientemente credibile l’importanza delle TAVOLE DELLA LEGGE, è lecito fare alcune realmente fondate supposizioni per arrivare ad altre fondamentali conclusioni.
1°) Se queste tavole erano veramente state sottratte agli Egiziani, ed essi le avevano utilizzate forse per la costruzione della Piramidi, con tutte le implicazioni astronomiche saltate fuori recentemente, potevano essere anche servite per la costruzione del Tempio di Salomone. Ma in seguito avrebbero potuto servire anche alla costruzione di quello che sorse sulle sue vestigia, vale a dire il Tempio di Erode. Forse addirittura, se è vero quanto affermato precedentemente e relativamente al cambiamento della architettura in funzione delle società e delle religioni, erano magari anche servite per la costruzione della Moschea di al – Aqsa, di conseguenza poteva essere credibile il fatto che si trovassero ancora nel medesimo luogo;
2°) In effetti che cosa fecero i primi Cavalieri del Tempio nel 1118 o 1119, quando l’Ordine non esisteva ancora, e loro in numero di 9, guidati da Ugo di Payns e Goffredo di Saint – Omer si installarono in quelle che dovevano essere state le scuderie del Tempio? Essi per alcuni anni non uscirono mai dai loro alloggiamenti, vissero in maniera abbastanza precaria e non assolsero mai a quel dovere di difesa delle strade per i pellegrini che apparentemente si erano prefissi. Non parteciparono neanche ai combattimenti avvenuti in quello stesso periodo nei pressi di Gerusalemme.
3°) È lecito pensare che in effetti il loro scopo non fosse, almeno per il loro primo periodo di nove anni, quello che poi successivamente venne dichiarato? Possiamo supporre che in effetti lo scopo non dichiarato fosse proprio la ricerca delle TAVOLE DELLA LEGGE, ovvero l’Arca dell’Alleanza?
4°) Perché dopo alcuni anni di vita monastica e assolutamente riservata, all’improvviso sei di loro partirono di gran carriera per partecipare al concilio di Troyes? Perché così in tanti? Perché solo tre furono lasciati al Tempio? Avevano forse compiuto la loro impresa? Avevano forse ritrovato l’Arca e stavano forse trasportando il suo incredibile contenuto in Occidente?
Se la risposta a tali quesiti fosse positiva, e pensando a quanto ipotizzato in modo abbastanza realistico in precedenza, si potrebbe spiegare con una certa lucidità la sostanziale analogia che esiste, malgrado la diversità di forme dovuta ai tempi ed ai luoghi, tra le proporzioni e le misure ritmiche dei monumenti dell’Antico Egitto e quelle di alcune Moschee e di alcune Cattedrali Gotiche. Di conseguenza si potrebbe trarre una prima, forse azzardata ma in base a tutto ciò realistica ipotesi che le Tavole della Legge siano una “Formulazione dell’Universo” e che queste tavole provenienti dall’Egitto siano state in possesso dei costruttori delle Cattedrali. Il che potrebbe spiegare perché, proprio come le Piramidi sono un formulario di scienza cosmica, e si potrebbe nello stesso tempo spiegare l’affermazione dell’abate Moreaux, (eminentissimo astronomo e matematico): “Nelle proporzioni e nelle dimensioni della Cattedrale di Chartres è rintracciabile una conoscenza del globo terrestre di gran lunga superiore a quelle che erano le nozioni del tempo”.
Ciò detto forse è stato dimostrato almeno in parte il problema iniziale, ma probabilmente ci sono ancora alcune altre cose da approfondire.
L’Ordine del Tempio presentava al suo interno lo schema di un’organizzazione che gli antichi ritenevano fosse per l’umanità la migliore possibile.
Il contadino che procura il nutrimento, l’artigiano che crea l’utensile, il commerciante che distribuisce le merci, il guerriero che custodisce i beni. In ogni categoria vi erano poi i tre gradi di comprensione, di cui abbiamo parlato, che corrispondono ai tre stadi dell’evoluzione dell’uomo.
Assicurare agli uomini il pane, i mezzi di comunicazione e la sicurezza, equivale ad assicurarne le esigenze vitali, cosa che non è assolutamente sufficiente perché, come già è stato detto, occorre un risveglio spirituale che è tipico dell’uomo forse ancora più del bisogno di pane. Infatti senza il risveglio spirituale il lavoro manuale è soltanto un riflesso condizionato e il lavoro intellettuale solo memoria applicata.
Ma questo risveglio è un problema che non si risolve semplicemente con la dialettica, ma esige una ginnastica personale interiore che è costituita dall’armonia con i ritmi naturali, quindi con la manifestazione dello spirito nella materia. Tale armonia quindi, questo nuovo risveglio spirituale è raggiungibile, dal lato sacerdotale, attraverso preghiere, canti, rituali, meditazione, digiuno, yoga e danze (cfr. dervisci), da un altro lato grazie all’accordo che si viene a stabilire, poco a poco tra la materia e l’operaio; infatti, spesso senza neanche rendersene conto, l’operaio passa allo stato di artista, perché acquisisce quella magia manuale il cui rituale viene trasmesso tra gli operai di padre in figlio o da maestro ad apprendista fin dalle epoche più remote.
Ecco quindi come può essere spiegata l’evoluzione spirituale di cui abbiamo parlato precedentemente e che fu caratteristica di tutte le evoluzioni di civiltà, quindi delle religioni, e di conseguenza delle costruzioni sacre. Ma non è tutto. Infatti il ritmo, messo in risalto nella materia dalla magia manuale dell’operaio divenuto artista, agisce a sua volta magicamente sulle altre persone attraverso ciò che in loro si accorda. Ne consegue quindi che l’opera artistica accompagnata da quella sacerdotale, può provocare a tutta la comunità il risveglio spirituale, ma in particolare l’opera architettonica, nella quale l’uomo può spaziare e, come già affermato, sentirsi parte della divinità e da essa esserne protetto.
Non è da trascurare anche esattamente in questo periodo, la nascita o meglio l’esplosione dell’Alchimia, che è la più pura ed elevata manifestazione del legame spirituale che si viene a stabilire tra la materia e l’Artista. Infatti non ha caso le parti esterne di molte cattedrali gotiche sono ricche di rappresentazioni alchemiche, naturalmente criptate, rappresentate cioè in maniera esoterica, una fra tutte, la più simpatica e geniale è sicuramente l’asino che suona la ghironda sul frontale nord della Cattedrale di Chartres. Ma questo, come si suol dire, è un altro discorso che veramente porterebbe troppo lontano…
Quindi con il ritorno dei cavalieri apparve il Gotico e la sua comparsa, la sua diffusione sono rimasti e sono ancora un mistero per tutti gli storici.
In linea di massima, e in mancanza di altre spiegazioni, gli specialisti hanno seguito la via più facile, ammettendo l’idea che il passaggio dal Romanico al Gotico costituisca una semplice evoluzione. Il che spiegherebbe il termine di “Gotico di transizione” usato peraltro in modo assolutamente tardivo, quando in un primo momento si era parlato di “Gotico primitivo”, definizione senza dubbio più precisa.
Questa transizione è certamente rilevabile, ma soltanto nei dettagli, ad esempio nelle decorazioni, nella statua che si distacca dalla sua colonna, nei capitelli che cambiano forma e nelle basi delle vetrate. Tuttavia, non si tratta di una transizione dal romanico al gotico, quanto piuttosto nella modifica del modo con cui gli operai si adattarono ad una nuova architettura. Infatti i muratori e gli scalpellini non facevano del gotico partendo dal romanico, ma erano lavoratori abituati al romanico che passavano a fare il gotico, arte alla quale com’è logico non erano usi e di conseguenza le prime manifestazioni risultarono in qualche caso non perfette, ma ciò non può essere definita transizione.
Dal punto di vista architettonico, infatti, esiste tra il romanico e il gotico la stessa differenza presente tra la statica e la dinamica, il che si traduce in una sorta di inversione delle forze e dei pesi. Il tutto riguarda la forma della volta che anziché essere la causa è l’effetto di questa differenza, che di conseguenza si porta dietro tutte le altre differenze, vale a dire, quelle dei muri, delle finestre e delle altre strutture. Tra i due stili esiste una sorta di inversione di principi. La volta romanica è una copertura che pesa sui muri, di conseguenza l’elemento principale è il muro, reso compatto e massiccio per aumentarne la portata. La volta gotica è invece un insieme di spinte della pietra, concepita in modo che la copertura non pesi più sui muri ma sia “proiettata” verso l’alto. I muri hanno ormai un’importanza relativa quindi si svuotano, trasformandosi in immense invetriate. Non può esistere una transizione tra questi due sistemi, infatti una volta gotica su muri romanici li farebbe crollare, così come una volta romanica serrata tra due archi rampanti si piegherebbe e si spezzerebbe a partire dall’alto.
Il gotico è un sistema completamente nuovo di cui non si hanno tracce precedenti, in cui cioè una volta sostenuta da due archi rampanti, si fenderebbe sotto la loro spinta, se non fosse stabilizzata dalla chiave di volta.
Il peso ha nel caso del gotico la propria negazione in sé stesso, perché si tratta quasi di un fenomeno di levitazione. La crociera delle ogive, peculiarità appunto del gotico, costituisce un insieme di nodi di tensione puntellati dagli archi rampanti, appoggiati ai loro contrafforti e bloccati dal peso dei pinnacoli.
Le tensioni sono tali che i Compagni che lavoravano con l’Architetto Viollet le Duc (restauratore di Notre Dame a Parigi) si impaurivano al minimo urto, che provocava su determinate pietre onde sonore simili a quelle ottenute sulle molle tese o su corde di strumenti musicali. Immaginate quindi quale somma di conoscenze fosse richiesta al maestro architetto quando le volte si trovavano a diverse decine di metri di altezza, come avviene in tutte le grandi Cattedrali Gotiche.
Infatti, come già detto, le dimensioni di Chartres presuppongono una conoscenza estremamente precisa del globo terrestre e delle sue dimensioni, da cui si può concludere che i costruttori e ancor più i suoi ideatori, dovessero essere in possesso di documenti scientifici di qualità eccezionale e che questo non potesse che coincidere con le Tavole della Legge, ritrovate dai primi nove cavalieri del Tempio.
Quindi a questo punto abbiamo forse risposto, in maniera abbastanza esauriente, a quelle che erano le questioni iniziali. Si è chiaramente potuto comprendere ciò che è avvenuto, anche se basandoci in parte su teorie mitologiche ma di evidente decodificazione, partendo dal Tempio di Salomone, anzi addirittura prima, per giungere dal punto di vista architettonico fino alla Cattedrale Gotica, con gli eventuali passaggi intermedi.
È stato sufficientemente chiarito quanto il passaggio dal punto di vista architettonico con le sue evoluzioni, possa essere coerente ed addirittura inscindibile con l’evoluzione spirituale delle popolazioni, di conseguenza si può benissimo concludere in questo punto.
L’obiettivo quindi di soddisfare alcune curiosità sugli argomenti trattati forse è stato raggiunto e questa, in fondo, era la finalità di questo articolo.
Pietro Agù