Julius Evola. Tra i segreti della Massoneria

Julius Evola. Tra i segreti della Massoneria

In I guardiani del potere (il Mulino, 2014) il generale di corpo d'armata Fabio Mino, già capo di Stato Maggiore del Comando NATO nel Sud Europa, evidenzia le analogie tra i guardiani “del sangue” e quelli “di Dio”, i soldati del potere e quelli dello Stato: una suggestiva carrellata attraverso il tempo e lo spazio, con attenzione speciale per le Regole soggiacenti a Ordini garanti della stabilità.

Un medesimo capitolo conduce dagli Assassini ai Templari e alle SS hitleriane. Un altro dai pretoriani ai mamelucchi, ai giannizzeri e alle guardie nere. Mutano i luoghi, ma le necessità del Potere no. Nei capitoli conclusivi sui Carabinieri e sulla solitudine di chi, come i servizi segreti, eleva a religione la sicurezza dello Stato il generale Mino dedica alcune pagine allo “schema massonico” e al discusso “piano Solo”, “padre di tutti i golpe” e dei sospetti che per decenni rabbrividirono e surriscaldarono la vita politica, agitata dal complottismo molto più che da complotti storicamente provati.

L'intreccio tra le due vie (la mano destra e la sinistra) è al centro della nuova poderosa edizione di Il cammino del Cinabro di Julius Evola, curata da Gianfranco De Turris per le benemerite Edizioni Mediterranee, con saggio introduttivo di Geminello Alvi (2014). Nel 1925, proprio quando i Corpi massonici italiani furono costretti ad autosciogliersi per sottrarsi alle ripercussioni delle legge che vietò ai pubblici impiegati l'appartenenza ad associazioni segrete (come all'epoca, non del tutto a torto, era e veniva considerata la Massoneria), alcuni massoni ed esoteristi di rango fondarono “Atanor”, cui seguì “Ignis”, entrambe animate da Arturo Reghini. Esse lanciarono la sfida neopagana al fascismo, che, bruscamente accantonati gli originari fermenti di libero pensiero, stava sterzando verso la Conciliazione con la chiesa di Roma. Quelle riviste eretiche ospitarono ripetutamente contributi di Evola, che stava elaborando Imperialismo pagano. De Turris documenta i rapporti tra il filosofo e due massoni di elevato livello culturale: il duca Giovanni Colonna di Cesarò, massimo esponente della Democrazia sociale, pilastro portanti del governo presieduto da Mussolini (31 ottobre 1922), e il duca Leone Caetani di Sermoneta “alto dignitario kremmerziano ed esoterista neopagano”.

L'autocefalia filosofica, ideale e politica di Evola nei confronti dei regimi con i quali collaborò senza identificarvisi (inclusi i governi Mussolini prima e dopo il luglio-settembre 1943 e quello nazista) non si comprenderebbero senza il suo transito purificatore attraverso le riviste reghiniane, il Gruppo di Ur e e Krur (1927-1929) e la forzatamente effimera rivista “La Torre”. Lo spessore di quel manipolo di eroi solitari fu intuito dal giovane Giovanni Battista Montini, all'epoca assistente ecclesiastico nazionale della Federazione universitari cattolici italiani (FUCI), vivaio della dirigenza della Democrazia cristiana postbellica, da Aldo Moro a Giulio Andreotti. Il futuro papa Paolo VI si affrettò a tacciare “Ur” di “cerebralismo e nevrastenia, metafisica della oscurità, ecc.”: La “nuova rivista di scienze esoteriche” a suo dire aveva il “astrologo principale” nel “prof. Evola”. Il quale, aggiungiamo, assunse poi il compito, ancora al centro delle ricerche di De Turris, di raccogliere e studiare le antiche segrete regole della Massoneria delle origini, pre-illuministica.

Aldo A. Mola

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