In un mondo che cambia risolutamente e senza attendere i ritardatari, in una società che, nella sua articolazione, crea confusione negli spiriti puri, in una realtà che con i suoi squilibri fa nascere impellente nell’uomo equo l’esigenza d’agire per il proprio e l’altrui miglioramento, esiste un rifugio prezioso: la fratellanza.
La fratellanza vera, profonda, non sbandierata, ma cementata nell’idem sentire; vissuta nel gruppo ristretto per esprimersi poi anche all’esterno, nella società civile. È opportuno ricordarlo: la vera fratellanza non si impara grazie alla teoria, ma si acquisisce con la pratica, attraverso il buon esempio, vivendola e condividendola con chi ha le nostre medesime sensibilità.
Tutto ciò però non è facile da ottenere. Non sempre sentire fraternamente un’affinità corrisponde al vivere fraternamente: spesso il caotico e invadente influsso delle questioni legate al vivere quotidiano comporta una certa distrazione. Ecco che allora non riusciamo a praticare una vera e costruttiva fratellanza, rischiando di diventare parte omologata di quel mondo profano e materiale dal quale cerchiamo di emanciparci. Ma questa distrazione è certamente soltanto colposa, non dolosa: nella maggior carte dei casi può bastare un po’ di esercizio e maggiore attenzione. Occorre ricordare che l’esercizio della fratellanza è una condotta ben più impegnativa della correttezza, più difficile anche della tolleranza.
La fratellanza è attitudine effettiva, concreta, che si sostanzia in opere quotidiane, tese tutte verso un’unica direzione: individuare prima e curare poi i bisogni di chi ci è vicino, creando un vero supporto. Ecco allora che la fratellanza si manifesta nell’azione tangibile e non soltanto nell’astensione dal fare qualcosa di dannoso o sconveniente.
Esercitare la fratellanza significa generare amore e questo amore non può essere limitato, deve essere libero di diffondersi; l’uomo che ne è privo è un uomo senza speranza.
Si scoprirà che il lavoro di perfezionamento di noi stessi ci renderà più pronti, empatici e attenti nel mondo che ci circonda. “Vi riconosceranno dalle vostre opere” recita una massima evangelica.
Lord Baden Powell affermava che il compito di ogni uomo è lasciare il mondo un po’ migliore di come l’ha trovato. Il nostro impegno, libero da retorica ma carico di umiltà e tenacia, è quello di perseguire il perfezionamento individuale e diventare l’esempio di cui tutti abbiamo bisogno.
“Combatterò per difendere le tue idee, anche se non le condivido”. Questa massima, erroneamente assegnata a Voltaire, è l’esempio della più alta professione di fratellanza possibile. Ma chi è massone parte già dal vantaggio di condividere, con i propri fratelli, questo sentimento.
Il compito per tutti noi diventa allora quello di approfondire la conoscenza, diffondere l’amore e procedere nel nostro cammino.
Liberamente tratto dall’archivio di Delta (C. F.)