“Amor ch’a nullo amato amar perdona”.
Questa frase di Dante, presente nel canto V dell’Inferno, detta da Francesca, ha un significato nascosto che viene palesato quando la si analizza sulla scorta di un diverso modo di intendere il poeta fiorentino.
Se si accetta la sua adesione alle idee anticattoliche, se non addirittura Catare, l’analisi del testo ci porta dentro un mondo del tutto nuovo.
La teoria che vuole Dante, associato ai Fedeli d’Amore e, quindi, impegnato nel propugnare un ritorno della Chiesa a valori spirituali ormai perduti, ha visto esimi studiosi del calibro di Ugo Foscolo, Maria Filelfo, Antonio Maria Biscione, Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Luigi Valli, Gabriele Rossetti e René Guenon, impegnarsi per dimostrare un diverso messaggio dell’intera opera di Dante e di tutti gli Stilnovisti.
Oggi queste teorie vengono portate avanti dalla scrittrice Maria Soresina, la quale ha sviluppato una lettura della Commedia in chiave Catara che, seppur coraggiosa, trova molte conferme nella realtà storica del tempo e della vita dell’esule Fiorentino.
La Beatrice di Dante, la Laura di Petrarca, la Giovanna di Cavalcanti sarebbero, quindi, solo simboli di un qualcosa di più grande: simboleggerebbero la conoscenza, cioè quell’Amore Spirituale che governa l’Universo.
La Sophia-Sapienza sarebbe, quindi, ciò che gli stilnovisti identificano con l’Amore e, per ciascuno di questi, sarebbe una donna diversa, idealizzata e platonica, disgiunta dall’attrazione e dai rapporti fisici.
Del resto anche la Sapienza, seppur sempre la medesima, è diversa per ciascuno, perché legata al proprio percorso. In questo contesto la frase di Dante assume un significato nuovo e completamente diverso, assumendo il valore un manifesto dirompente per l’epoca in cui è stato espresso.
Per meglio comprenderne il contenuto e la portata, analizziamo la dicotomia Roma-Amor. Per la cultura Catara la Chiesa di Roma era simbolo del potere terreno, materiale, del mondo fisico: una Chiesa secolare e dogmatica, oscurantista e contraria alla ricerca e alla conoscenza. Quindi Amor come contrario di Roma, come simbolo di spiritualità, di immaterialità, di conoscenza, di sapienza. Per cui Amor è la Sapienza. Proseguendo “ch’a nullo amato” vuol dire: che a colui che non è stato conosciuto da nessuno, quindi colui che è oscuro, incompreso, incomprensibile. Il punto cruciale per la comprensione del messaggio di Dante è “amar perdona”. Il senso dell’intero messaggio si gioca sul significato del verbo perdonare. Oggi i commentatori lo analizzano con forzature di significato legate alla storia di Paolo e Francesca, ma comunque legate all’idea di perdono quale accettazione di un errore: il perdono in senso cattolico come remissione del peccato commesso. In questo senso l’errore sarebbe perdonato perché commesso in nome dell’amore.
In tal senso troviamo anche una famosa frase del filosofo Nietszche: “Tutto quanto avviene per amore avviene comunque al di là del bene e del male.”
Questa frase di Nietszche ha numerosi significati, a seconda di dove si decida di porre le pause.
Anche questa frase però, come quella da noi analizzata, seppur apparentemente parli di giustificazione di azioni in nome dell’Amore, in nessuno dei suoi significati parla di perdono Dice che l’Amore non è suscettibile di valutazioni morali o oggettive, bensì di valutazioni soggettive e relativistiche legate a qualcosa di superiore rispetto alla vita terrena. Lo stesso errore viene compiuto dai commentatori sulla frase di Dante. Perdonare, nel suo significato etimologico originario, deriva dal latino medievale ed è composto da “per” che sta a significare completamente, e da “donare”. Quindi Perdono vuol dire donare completamente. Quindi l’amare perdona, cioè dona la completa conoscenza. Ma di cosa ? Di Colui che è inconoscibile. Completiamo, quindi, la parafrasi sulla scorta di quanto ottenuto finora: La sapienza dona la completa conoscenza della Conoscenza che non può essere compresa.
Una frase dirompente perché dice che l’uomo, attraverso la Sapienza, può conoscere il Principio Ordinatore dell’Universo (L'amor che move il sole e l'altre stelle) altrimenti sconosciuto. In una riga l’intera filosofia gnostica, esposta in maniera realmente esoterica, perché sotto gli occhi di tutti ma comprensibile a pochi. Soprattutto scritta in modo da non poter essere a disposizione degli Inquisitori per far scomparire questo principio dalla storia e dalla letteratura, come fatto in molti altri casi, pur essendo a disposizione di tutti. Il Dante comprensibile a tutti, a patto di possedere gli strumenti adatti.
A. R.