Premessa: da quando mi sono proposta per la stesura di questo articolo, una vocina insistente dentro di me ha continuato a ripetere: "chi me l'ha fatto fare?"
Dopo buona parte del mio percorso scolastico sotto l'egida di "abbasso la matematica" il cimentarmi con questa prova deve essere frutto di quella componente masochista del mio carattere che ogni tanto ha la meglio e mi spinge a cercare la via meno facile. O forse no... forse era semplicemente arrivato il momento di fare un po’ di ordine nei miei pensieri perché in realtà un timido, appena abbozzato interesse riguardo ai numeri (non alla matematica!) lo ebbi studiando Pitagora, ma l'adolescenza (purtroppo o per fortuna), è piena zeppa di interessi e di cose da fare per cui confesso, senza troppo dispiacere ho messo da parte quell'abbozzo di interesse che comunque ogni tanto, magari in maniera impercettibile ha continuato ad accompagnarmi per tutta la vita.
Negli ultimi mesi dunque, mi sono sentita come "Alice nel paese delle meraviglie", ma al posto delle carte da gioco, la sensazione è stata quella di essere accompagnata, inseguita, svegliata e sorvegliata da numeri, forme geometriche, cifre colorate che prendevano vita e chiedevano la mia attenzione. Un vero incubo (data la mia professione!) che però ha prodotto una specie di "catarsi" sull'argomento che è andata via via a sostituire le mie remore con un rinnovato e genuino interesse verso la materia.
Naturalmente i numeri legati ad una mera esigenza di calcolo e alla rappresentazione della stessa hanno origine lontanissima: la loro alba risale alla preistoria e non vi è dubbio che la nostra morfologia abbia portato le dita delle mani a rivestire un ruolo privilegiato nell'apprendimento dei numeri e delle operazioni aritmetiche. Non a caso ancora oggi si usano espressioni come: "contare a mano" e "calcolo digitale" e quest'ultimo aggettivo deriva dal latino DIGITUS che significa dito, mentre in inglese DIGIT significa cifra.
Vari popoli hanno usato le dita per nominare i primi dieci numeri e spesso la numerazione è proseguita con altre parti del corpo come i piedi, le braccia, le gambe, le nocche, arrivando fino agli occhi, le orecchie e via dicendo. Col tempo poi si è passati alla rappresentazione numerica con incisioni su tacche di legno e di pietra, si è fatto uso di nodi (in Cina e presso gli Inca), conchiglie (Sumeri), tavole di argilla, etc. etc. sistemi tutti che hanno consentito operazioni matematiche sempre più complesse ed hanno posto le basi ai vari sistemi di calcolo, da quello decimale (dita) a quello vigesimale (per 20 con mani e piedi), al sistema duodecimale e sessagesimale (falangi) senza dimenticare il sistema binario, meno naturale a prima vista, ma popolare oggi in informatica e ancora molto diffuso fino a poco tempo fa tra i popolo cosiddetti "primitivi" come i Boscimani ed i Pigmei africani e in alcune tribù polinesiane. Ai Sumeri ed agli Elamiti (prima ancora che agli Egizi) si devono invece le prime rappresentazioni numeriche attraverso simboli che portarono poi alla scrittura e agli alfabeti cifrati. Noi abbiamo adottato e adattato un sistema inventato dagli indiani nel secolo VI mutuato dagli arabi nell'VIII e trasmesso tramite loro in Occidente nel X. Per questo gli Arabi parlano correttamente di "cifre indiane" mentre noi le chiamiamo "cifre arabe", così agli Indiani si deve la "scoperta" dello zero e la sua rappresentazione con un cerchietto o un punto, così come la rappresentazione dell'8 e del simbolo dell'infinito che essi associavano all'Ananta il serpente dalle mille teste che galleggiando sull'oceano dell'incoscienza, rappresenta l'immensità del tempo e dello spazio. Su di esso riposa Visnù e la sua forma è appunto quella di un otto.
Diverse popolazioni ed antiche civiltà hanno poi iniziato ad attribuire ai numeri un significato mistico, magico ed esoterico, ma è in Occidente la diffusione della Aritmoscopia e della Numerologia, cioè lo studio esoterico dei numeri grazie soprattutto alla scuola pitagorica che fece dello studio dei numeri una vera e propria dottrina, tanto da sostenere che i principi della matematica fossero i principi dell'intera realtà; essi notarono che ogni cosa è caratterizzata dalla misurabilità quindi la fisica è spiegabile con la matematica ed i numeri rappresentano pertanto il principio di tutte le cose. I pitagorici sostenevano che l'universo intero fosse armonia e numero e di conseguenza, l'essenza ultima della realtà fosse la matematica. Si potrebbe dire che per i Pitagorici i numeri fossero ciò che per noi sono gli atomi: la nostra realtà è costituita da atomi che a loro volta sono costituiti da un insieme di particelle sub-atomiche che altro non sono che pacchetti di informazione di energia. A livello quantico anche noi esseri umani siamo onde di energia in un campo di energia connesso ad ogni cosa che costituisce l'universo. A un livello più profondo, i pacchetti di informazione ed energia emergono da un oceano di possibilità, un campo di pura coscienza illimitata che Deepak Chopra definisce "il regno non locale" e lo identifica con una intelligenza cosmica che grazie al potere dell'intenzione, organizza la pura potenzialità in particelle quantiche che a loro volta formeranno aggregati di atomi e molecole che infine appariranno in strutture fisiche. Questo campo di intelligenza coincide ed anticipa il concetto di inconscio collettivo di Jung per il quale i numeri sono Archetipi , cioè entità numinose e sacre che definiscono l'ordine fattosi cosciente; egli sostiene infatti che nel passato gli Archetipi furono vissuti come divinità o immagini mitiche ed essendo comune a tutte le culture del mondo la percezione di queste figure primordiali, i miti non sono altro che autentici esponenti di ciò che egli definì "inconscio collettivo" e la mitologia stessa sarebbe una proiezione di questo immenso serbatoio di energia psichica. L'uomo intuendo una relazione ordinata tra i vari Archetipi, ha cercato di comprenderne la successione e ha espresso queste leggi per mezzo dei numeri.
Il "nostro" numero 9, in Grecia per esempio, era tenuto in grande considerazione; definito ennea, era identificato con la stella a nove punte creata da tre triangoli equilateri legati tra loro. La stessa mitologia greca porta il 9 in collegamento alle nove Muse delle quali Tersicore, musa della danza sacra, è la nona, la più potente.
Nove erano le teste dell’Idra, nove gli anni di assedio di Troia, nove gli anni di viaggio di Ulisse, nove i giorni del suo naufragio (sarà un caso? Penso proprio di no).
Nella cultura cristiana il 9 viene considerato una specie di quadrato della Trinità. Nei Vangeli, Cristo muore alla nona ora; negli atti degli Apostoli 9 giorni di preghiera separano l’Ascensione dalla Pentecoste da cui nasce la pratica delle novene precedenti il Natale e le altre feste. Nella gerarchia celeste, gli Angeli sono suddivisi in 9 cori, via via sempre più vicini a Dio: Angeli, Arcangeli, Principati, Podestà, Virtù, Dominazioni, Troni, Cherubini; Serafini ed è probabilmente da ciò che Dante trasse ispirazione per la sua “Divina Commedia” dove l’Inferno è costituito da nove cerchi, il Purgatorio è diviso in nove parti (sette cornici più Anti-Purgatorio e Paradiso Terrestre) e il Paradiso è descritto composto da nove cieli concentrici e le nove gerarchie angeliche sono distribuite in nove cerchi di fuoco attorno a Dio. Ma l”ossessione” di Dante per il numero 9 la troviamo anche nella “Vita Nova” dove il poeta racconta di aver incontrato Beatrice per la prima volta quando lei aveva nove anni e di averla reincontrata nove anni dopo e che in quella occasione, lei gli rivolse per la prima volta la parola all’ora nona del giorno.
La nona lettera dell'alfabeto ebraico è la Teth. Secondo la tradizione ebraica le lettere sono cariche di una energia trascendente che lega l'umanità alla ragione del suo divenire escatologico. Ogni lettera dell'Alef-Beit è considerata un vettore di energia purissima, un canale di energia divina che agisce sulla consapevolezza umana agendo attraverso la sua forma (il segno grafico), il nome (suono) ed il valore numerico.
il 9 associato alla lettera Teth significa "bastone del comando" e la prova che ci sottopone è quella di imparare a gestire quella parte della nostra personalità che aspira al potere e al comando. Per queste caratteristiche il 9 viene definito il numero della verità.
Nel mito, Teth è rappresentata da Merlino che guida Artù (il suo bambino interiore) verso la saggezza.
In Alchimia rappresenta il lavoro del Saggio che si applica a ciò che deve nascere e non a ciò che è già passato e non a caso nei Tarocchi la nona carta è quella dell'Eremita , il vecchio saggio che cammina con un bastone che lo aiuta ad avanzare con prudenza ed una piccola lampada che indica il sapere conquistato : organizza il futuro modellandolo sulla conoscenza del passato. Non è un uomo che segue gli istinti, ma un uomo (il Maestro) che ha imparato a domarli e a farne buon uso ed il messaggio che ci trasmette indica prudenza, calma, riflessione e discernimento.
Con il loro simbolismo i numeri ci fanno intuire significati che non potremmo capire con la ragione ed esprimere con il linguaggio. Cifre, lettere, figure geometriche, sono considerati secondo l'aritmoscopia, segni dell'algebra del mondo occulto, la divina matematica dell'universo.
La moderna numerologia ha utilizzato gli insegnamenti dei grandi iniziati osservando come le vibrazioni dei numeri hanno una influenza sulla vita degli individui. La data di nascita ed il nome, diventano chiavi di lettura della personalità, definiscono un individuo, svelano il suo volto segreto. La numerologia si basa sulla certezza che non siamo nati per caso: ciascuno di noi occupa il posto giusto nel momento giusto per il suo cammino evolutivo. La data di nascita ci informa sulla natura del cammino da percorrere e quindi la finalità della nostra vita; il nome con le sue vibrazioni influenza il nostro modo di affrontare la vita. Quando un bambino nasce, i polmoni si aprono, l'aria penetra e incomincia la vita. Le energie di quel momento influenzano le energie del nuovo nato. Nella data di nascita è dunque scolpito il mosaico della personalità. La numerologia ha però lo scopo di studiare il profilo psicologico di un individuo, le sue qualità, i suoi difetti e trarne le utili indicazioni. La realizzazione della nostra esistenza però dipende da noi: il libero arbitrio è quella capacità che permette ad ognuno di partecipare attivamente alla propria realizzazione cambiando atteggiamento di fronte a quanto il destino (?) ha deciso per lui.
Ma tornando al nostro numero nove: esso rappresenta l'ultima delle cifre elementari, quelle che vanno dall'uno al nove appunto, comprendendo lo zero. Queste cifre descrivono il cammino dell'uomo verso il cielo e la loro progressione mostra come egli sale le scale della propria evoluzione che potremmo riassumere in questa maniera:
1 il principio, il tutto, ciò che è, che sempre è stato, sempre sarà;
2 il mondo creato, il divenire, la polarità;
3 la fusione, il ritorno all'unità;
4 gli elementi del cosmo, l'ordine, il tempo e lo spazio;
5 l'uomo fra cielo e terra;
6 l'amore che comprende il vero e il bello;
7 il mentale, il pensiero;
8 l'armonia dei contrari
9 il pellegrinaggio verso la verità, l'ascensore spirituale;
0 il simbolo del cosmo.
I numeri della novena sono uniti da un segreto legame; sono archetipi, come già detto, simboli di carattere universale. Ogni numero contiene l'energia del numero che lo segue, ogni numero è la logica conseguenza dei numeri che lo precedono nella serie. Il 9 ha come proprietà la permanenza, infatti torna sempre al suo stato precedente e non si trasforma mai veramente, conservando uno stato fisso e immutabile e sono queste caratteristiche che lo accomunano all' 1 diventando una sua manifestazione nella sua funzione di unicità. Il suo simbolo grafico e un cerchio come per il numero 1: e un uno che si riproduce continuamente in ogni moltiplicazione a simboleggiare la materia che si scompone e ricompone continuamente, ma quella "gamba" in più, ci ricorda costantemente la il nostro stato di esseri umani indicandoci pero la via da seguire. E' il numero che rappresenta l' Iniziazione perché essendo l'ultima cifra decimale, la più alta, quella con il maggior valore unitario, segna la fine di una fase di sviluppo spirituale e l'inizio di una fase superiore simboleggiata dal passaggio dalle unita alle decine. Composto da tre volte tre (la perfezione al quadrato) con l'aggiunta di un quarto tre genera il 12, simbolo della perfezione assoluta. Meditare sul numero 9, ma non solo su di esso, diventa una guida iniziatica per un cammino di evoluzione personale nella ricerca dell'Assoluto che è in noi, del divino che è in noi. Come Massoni credo che ognuno di Noi abbia il dovere di apprendere la lezione che metaforicamente questo numero ci indica e trasformarci proprio nell'Eremita che indossa un mantello che pare nasconderlo dal mondo e che simboleggia invece il ricercatore che non cerca consensi perché ha già conseguito la sua verità attraverso lo studio, la meditazione e l'esperienza, ma che instancabilmente prosegue nel suo cammino di conoscenza, pronto a donarlo solo chi è in grado di comprendere le sue parole penetrando le cose sino a catturarne l'essenza.
Loredana Mazzza