Tanto tempo fa, all’alba dei tempi, molto prima che il tempo fosse il tempo, la terra era giovane, anzi giovanissima, soltanto qualche milione di anni.
Su questa terra, che stava prendendo forma, su questa terra dove non esisteva ancora nessun essere umano, nessun animale, nessuna pianta, neanche un piccolo filo d’erba, su questa terra all’alba del mondo, nella sfavillante arroganza di un universo che stava nascendo, il fuoco regnava sovrano.
Era il fuoco della luce, magnifico e reale nella sua pienezza e nello splendore della sua giovinezza, il fuoco delle origini, superbo, profondo, di un rosso insopportabile che infuocava l’universo per rivaleggiare con suo padre il sole; un fuoco assolutamente diverso da quello che noi conosciamo ai nostri giorni, domestico, umanizzato, ma che ci permette comunque di vedere forse meglio la purezza della sua fiamma.
Nulla del passato è insostituibile, ma tutto è imperituro, perché la natura delle essenze semplici è il principio e la sorgente di tutte le nostre proprietà; infatti il fuoco comune ed ordinario, il fuoco sacro, ardente e gioioso, che noi conosciamo, brucia della stessa fiamma pura di quella splendente luce delle origini, simbolo vivente di una catena di unione intorno al fuoco.
Anche noi, alla nascita, possediamo una piccola particella della vera luce, una fiammella debole e fragile che abbiamo il dovere di curare e proteggere, ma in questo giorno, in cui la luce del sole sulla nostra terra, nel suo sforzo disperato di vincere la notte, prolunga il giorno fino all’estremo limite, anche per la nostra piccola fiamma, simbolicamente è il momento più elevato, il momento di gloria, il momento che dimostra il nostro disperato desiderio di allontanare la notte dai nostri cuori, il momento in cui la nostra anima è più vicina al Grande Architetto Dell’Universo.
Impossibile fermare questo momento magico, l’Opera si è compiuta; il Sole, ormai giunto al suo apogeo, ha terminato la sua funzione fondamentale, tutte la cose terrene hanno prodotto il loro massimo sforzo aiutate dalle favorevoli influenze astrali. Il regno Vegetale è giunto al massimo del suo sviluppo e quello animale ha goduto dei nuovi germogli.
Oltre questo giorno, comincia la parabola discendente; addirittura gli stessi Alchimisti, fedeli seguaci della Natura, dopo aver approfittato delle positive astralità di Ariete Toro e Gemelli, hanno ormai spento i loro forni e sospeso i loro lavori. È quindi giunto il momento di tirare le somme.
Sappiamo che sin dai tempi più antichi tutte le genti, pur con diversità di manifestazioni e di riti, hanno sempre elevato inni di gioia e di riconoscenza per celebrare la festa del Sole, entità universalmente riconosciuta come rigeneratrice e fonte di vita, che allegoricamente in questo giorno festeggia la vittoria della Luce sul Dio delle tenebre.
Anticamente questa festa ere dedicata al Dio Giano, con la faccia rivolta verso l’aurora, che testimonia la forza creatrice e vivificatrice della parola, mentre l’altra, rivolta verso il crepuscolo, evoca la forza muta della Natura ed i frutti da essa tratti con il lavoro.
Ma con l’avvento del Cristianesimo, al quale la Massoneria si è adeguata, al culto di Giano, nei suoi due aspetti, vengono sovrapposte le ricorrenze ed i festeggiamenti dei due S. Giovanni, il Battista e l’Evangelista, trasponendone le concezioni essenziali.
Resta comunque il fatto fondamentale che questo, pur essendo un grande giorno di festa, è l’importante spartiacque tra ciò che abbiamo fatto o non fatto, contestualmente ai frutti che andremo o non potremo andare a raccogliere; è il momento di trarre le conclusioni sul lavoro svolto.
Nella vita profana questo lavoro è sicuramente più facile; per il contadino, per esempio, la valutazione relativamente al lavoro svolto più o meno bene, è sotto gli occhi di tutti: se avrà ben arato, se avrà posto con attenzione i semi nella terra e successivamente usato con il dovuto riguardo l’erpice, sicuramente le sue messi saranno abbondanti; per lo studente che si appresta al suo meritato momento di riposo, i voti ottenuti saranno positivi solo se il suo impegno nello studio sarà stato profuso con diligenza.
Per il massone, invece, le cose si complicano; egli infatti ha preso degli impegni molto precisi, ma prima di tutto verso sé stesso, ponendosi sì al servizio dell’Umanità, ma prima di giungere ad essa si è impegnato a migliorare proprio sé stesso. Curiosa situazione, dover giudicare innanzi tutto se abbiamo bene operato nei nostri stessi confronti, rivestire contemporaneamente la veste del giudice e del giudicato. Dover usare nello stesso momento l’intransigenza del primo e la tendenza del secondo a farsi perdonare è un compito decisamente arduo. Non dobbiamo comunque in questo caso dimenticare l’aiuto fondamentale che ci può venire dal nostro fuoco, da quella piccola fiamma divina che come abbiamo detto brucia dentro il nostro cuore. Entriamo nel nostro cuore, facciamo entrare in esso la nostra stessa mente, uniamo il nostro Zolfo al nostro Mercurio e ne otterremo un Sale candido e purissimo, lasciamo (come dice Dante) che il nostro Intelletto possibile si unisca all’Intelligenza attiva ed otterremo quella sapienza che ci permetterà un giudizio assolutamente obbiettivo. Se questo sarà positivo, accogliamolo con il meritato compiacimento accompagnato però dalla giusta umiltà alla quale dobbiamo votarci interamente, usiamo gli stimoli che fanno gioire il nostro cuore come utile sprone verso il proseguimento del nostro cammino ancora sicuramente lungo, adoperiamo le gratificazioni che ne abbiamo ottenuto come una lanterna che ci possa rischiarare almeno i primi dei molti gradini che dovremo ancora salire per giungere al nostro scopo.
Se per contro il nostro giudizio non dovesse essere positivo, non perdiamo coraggio, scendiamo ancora di più nel nostro intimo, guardiamo ancora più da vicino la nostra sacra fiammella, riconosciamo umilmente il nostro errore e già questo sarà grande stimolo per proseguire, già questo ci sarà di aiuto verso quella lotta quotidiana che dovrà essere ancora più dura, ma che ci vedrà rinvigoriti da una caduta forse salutare che ci ha aperto gli occhi su aspetti di noi stessi, che fino a quel momento non conoscevamo, e continuiamo, continuiamo serenamente e forse molto più coscientemente il nostro cammino verso la verità, continuiamolo soprattutto con tranquillità, sapendo che la nostra fiammella, figlia del fuoco primordiale, arderà sempre nella nostra anima, accompagnandoci, aiutandoci, ed elevandoci sempre di più, per mezzo di quell’anelito che affidiamo al Grande Architetto Dell’Universo.
Pietro Agù