C’era una volta, nel cuore dell’inverno, mentre i fiocchi di neve cadevano dal cielo come piume, una regina che cuciva seduta accanto a una finestra dalla cornice di ebano e così, cucendo e alzando gli occhi per guardar la neve, si punse un dito dal quale caddero tre gocce di sangue di colore rosso vivo, così bello con quel candore intorno che ella pensò: “Se avessi una bambina mi piacerebbe che avesse la pelle bianca come la neve, le labbra rosse come il sangue e i capelli neri come il legno di questa finestra”.
Così inizia una delle favole più famose al mondo: Biancaneve e i sette nani.
È opinione comune che le favole siano pensate per i bambini per intrattenerli e perché contengono una morale, un insegnamento che rispecchia l’atteggiamento culturale e/o il sistema sociale dell’epoca di riferimento; per certi aspetti è vero, soprattutto se distinguiamo la favola dalla fiaba che nel lessico comune vengono considerati sinonimi, anche se non è proprio così, (la favola generalmente è scritta, contiene una morale con la quale si vuol dare un insegnamento, mentre la fiaba viene tramandata oralmente, generalmente è breve e non contiene una morale) ma se prestiamo attenzione alla struttura stessa della fiaba possiamo facilmente renderci conto che (non per caso) almeno in quelle classiche sono sempre presenti, nonostante diverse origini, elementi comuni:
i personaggi, il tempo, i luoghi, sono indeterminati (c’era una volta, in un tempo che fu, in un paese lontano…);
i fatti sono inverosimili o almeno lontani dalla realtà (animali che parlano, figure antropomorfe, etc.) ma coerenti con la logicità del racconto;
è sempre presente una certa dicotomia nei personaggi e nei luoghi (bene/male, odio/amore, luce/tenebre, etc.).
Fiabe, racconti, miti. I miti sono delle storie che, come ogni forma di arte narrativa, teatrale o musicale, sono espressione della cultura e in quanto tali ci mettono in contatto con un linguaggio universale e ci forniscono una chiave di lettura poetica del cosmo e della vita.
Anche la psicologia si è occupata delle favole: per C.G. Jung, famoso psicologo svizzero, esse sono l’espressione più genuina dei processi dell’inconscio collettivo, cioè di quella sorta di deposito collettivo sviluppatosi in base ad una predisposizione comune a tutta l’umanità, ad organizzare in maniera simile le esperienze che si ripetono generazione dopo generazione e che contribuiscono la base degli archetipi, cioè simboli universali che si formano attraverso predisposizioni mentali, sedimentazioni psichiche stabili e ripetute frequentemente per molte generazioni.
Ma le fiabe nascondono un significato ancora più profondo, sconosciuto ai più: quello esoterico, perché è proprio attraverso la lettura delle favole che l’uomo compie i primi passi nel mondo dell’esoterismo.
All’origine l’uomo era strettamente connesso all’ambiente e a livello cosciente non avvertiva alcuna separazione tra sé e il mondo circostante, per questo motivo i miti non erano storie, ma vere e proprie realtà. Dal momento in cui gli uomini cominciarono a pensare razionalmente, cercarono di collegare i miti alla loro concezione del mondo: le fiabe nascono nella tradizione orale per tramandare archetipi sociali, psicologici ed onirici. L’archetipo è la forma preesistente e primitiva di un pensiero. Gli archetipi presenti indistintamente in tutte le civiltà e culture del nostro pianeta, a prescindere dalla latitudine o dal periodo storico (o preistorico) vengono espressi e rappresentati da immagini differenti che prendono il nome di forma. Le forme sono gli elementi essenziali che compongono il simbolo che con altre forme ed altri simboli formano ciò a cui le società hanno dato il nome di mito. Dal mito nasce dunque la fiaba che rappresenta e contiene la saggezza tramandata nel tempo, ma anche l’esperienza e la spiritualità che guidavano la vita dei nostri antenati e di tutti i popoli del passato trasmettendoci le esigenze più profonde della psiche, comunicandoci verità universali dell’animo umano: universali perché condivise da tutti i popoli antichi e che se anche sono giunte a noi con nomi differenti, certe vicende e certi caratteri si ritrovano in tutte le mitologie (e le fiabe) del mondo. Nelle varie culture infatti, i motivi mitici si ripetono e la nascita del mondo, l’uccisione del drago, la cacciata del vecchio re, etc. si trovano ovunque. Attraverso i miti l’uomo cercò quindi di interpretare e spiegare gli eventi naturali, per esempio come il tuono o i terremoti, e di facilitare, unendo il mito al rituale, certi passaggi della vita come il diventare adulti o il morire. L’argomento è diffusamente trattato da Vladimir Propp, antropologo e studioso di esoterismo che nel 1949 pubblicò Le radici storiche dei racconti di fiabe; in esso l’autore afferma che le fiabe popolari, soprattutto quelle di magia, sono il ricordo di un’antica cerimonia chiamata rito di iniziazione, celebrata presso le comunità primitive. Questo rito serviva a festeggiare in modo solenne il passaggio dei ragazzi dalla fanciullezza all’età adulta; questi venivano sottoposti a prove attraverso le quali dovevano dimostrare di saper affrontare da soli le avversità dell’ambiente e di essere maturi per entrare a far parte della comunità degli adulti. Dopo le prove (coraggio, abilità, sopravvivenza, etc.) i ragazzi e le ragazze del clan, come in una rappresentazione teatrale, spesso guidata da uno stregone, dovevano “morire” per celebrare la morte dell’infanzia e “rinascere” come giovani uomini e donne. Con il passare del tempo i riti di iniziazione sono andati perduti, o meglio sarebbe dire, sono dedicati e riservati ad una cerchia ristretta di adepti, ma le loro forme archetipiche sono rimaste invariate, dando vita a nuovi simboli ad esse associati da cui sono derivati i miti. L’iniziazione in sé, quindi, rappresenta la scoperta per eccellenza dei misteri esoterici di cui la fiaba rappresenta l’allegoria ermetica.
Tutto ciò significa che è insita nell’uomo la ricerca del significato e della rappresentazione che va oltre il significante e quindi possiamo definire l’esoterismo come una predisposizione innata dell’essere umano che diventa però metodo di indagine che necessita di studio e di ricerca perché se è vero che l’esoterismo è “sotto gli occhi di tutti” è altrettanto vero che se non si hanno gli occhi per guardare… difficile sarà vedere!
Tornando alla nostra favola di Biancaneve, questa riprende alcuni concetti fondamentali delle antiche discipline esoteriche e tra i suoi significati possiamo riconoscere la nascita del tempo e la rappresentazione del sistema solare dal nome dei nani. Il primo della serie è Dotto, in inglese Doc, rappresenta il Sole, il maschile, quindi la luce, il giorno, la veglia, poi c’è Mammolo Bashful, cioè il timido, che rispecchia l’aspetto femminile, quindi la Luna (Sole/Luna, i primi due grandi archetipi) e il giorno della settimana del lunedì, poi c’è Brontolo Grumphy, l’irritabile che rappresenta Marte e il martedì, Cucciolo Dopey, piccolo e giovane come Mercurio (mercoledì) dio portatore dell’informazione segreta; Gongolo Happy, il gioviale (giovedì); Eolo Sneezy, custode dei venti che rappresenta Venere (venerdì) e Pisolo Sleepy che trova in Saturno e nel sabato il giorno del sonno e del riposo. Nani, cioè gnomi dal greco gnome che significa conoscenza. Sette è il numero dei nani come sette sono i pianeti/metalli della teoresi alchimistica relativa al mondo ipogeo e iperuranio.
Biancaneve è l’ottavo elemento della storia. Otto è il numero dell’infinito, della totalità e nella sua rappresentazione grafica riflette il senso di un tempo che si riproduce in un eterno, ma mai ripetibile ritorno. Sette degli elementi che fanno parte di questo scenario del mondo appartengono ad una dimensione che potremmo definire “ordinaria”, l’ottavo appartiene ad una dimensione “straordinaria” come dire l’unione tra microcosmo e macrocosmo. I sette nani vivono da sempre nel bosco, simbolo del mondo conosciuto dove, prima dell’arrivo di Biancaneve, l’azione, la rappresentazione della vita è ancora inespressa, il tempo ancora non esiste, essendo ogni cosa immersa in un eterno privo di ciclicità. L’arrivo di Biancaneve dà inizio al tempo trasformando il “c’era una volta” - tempo anteriore al tempo - in tempo storico e innesca un processo di creazione che movimenta la staticità della ristretta realtà del bosco e porta in atto i sentimenti e con essi l’amore. Con l’innescarsi della vita compare ovviamente anche la morte e con essa la rinascita.
La matrigna è la Matrix, l’illusione, il simbolo delle forze oscure che si oppongono all’ordine dell’esistenza dell’Universo e che trae in inganno facendo scambiare una minima parte con il Tutto. La matrigna precipita Biancaneve nel torpore del sonno, cioè nella non conoscenza, propria del mondo dell’apparenza, ma Biancaneve riprendendo i sensi svegliata dal richiamo della coscienza trasforma il microcosmo dei nani in una dimensione prodigiosa.
E questi sono solo alcuni dei significati che possiamo leggere (è il caso di dirlo!) tra le righe di questa fiaba che ho scelto di interpretare per prima quale mio modestissimo tributo al Fratello Massone Walt Disney che da questa trasse il suo primo cortometraggio animato, ma numerosi sono i messaggi nascosti nelle altrettanto famose. Cenerentola per esempio, simbolo del femminino puro, offuscato da personalità femminili distorte e traviate. La conoscenza maschile (logos) incontra la capacità di rapporto femminile (eros) e la loro unione è rappresentata nel rituale simbolico di un matrimonio sacro che è stato al centro dei riti di iniziazione fin dalle sue origini nelle religioni misteriche. Attraverso il ballo il femminile si unisce al maschile formando un tutto, un uno da cui partire…
Oppure Cappuccetto Rosso, anch’essa ricca di simboli legati all’iniziazione che mette in evidenza il contrasto fra il mondo luminoso perché sicuro e conosciuto del villaggio e quello oscuro e insidioso del bosco sconosciuto. La partenza da casa rappresenta un rito di passaggio, la sua permanenza nel bosco è un periodo di passaggio, il momento in cui è divorata dal lupo è una prova di iniziazione, così come il suo salvataggio dalla pancia del lupo simboleggia la rinascita e l’ammissione nella società degli adulti.
Peter Pan: Peter, cioè Pietro, cioè pietra (filosofale), Pan dal greco Tutto. È vestito di verde, il colore della natura e ci ricorda il rinnovamento ciclico del mondo naturale che muore per rinascere a primavera e per analogia ci riporta anche ai Green Men di Rosslyn…
Ma c’è un’altra fiaba in particolare, talmente ricca di significati simbolici per la Massoneria che a descriverli tutti ci sarebbe bisogno di un intero articolo ad essa dedicato: Alice nel paese delle meraviglie. Comincia con l’inseguimento di un coniglio, il Bianconiglio, la guida in questo viaggio iniziatico. Alice entra nella sua tana sotterranea che rappresenta gli stati inferi dell’essere da attraversare prima di passare agli stati superiori e per farlo si abbassa, manifestando una certa difficoltà molto evocativa per gli Iniziati. Si ritrova poi in una stanza dove sopra un tavolo è posta una chiave, cioè il mezzo per penetrare la verità, e dopo essersi rimpicciolita e ingrandita varie volte (confusione, emozione dell’Iniziando) riesce finalmente ad impossessarsene e ad aprire la porta che la introduce nel paese delle meraviglie (il Tempio) dove incontra diversi personaggi ed animali strani, ad esempio: un bruco, il Brucaliffo che rappresenta la trasformazione, morte e rinascita da crisalide a farfalla, o il Cappellaio Matto, richiamo al mercurio usato un tempo nella fabbricazione dei cappelli ed elemento essenziale nel processo alchemico e poi ancora la Regina di Cuori che vuole tagliare la testa a tutti, con chiaro riferimento alla decollazione, cioè lo staccare il capo dal corpo intesa nel suo significato metaforico di liberare il corpo dalla sua componente materiale. Non a caso decollare è etimologicamente “far volare”.
Alla fine del racconto Alice incontra il Grifone, animale mitologico unione fra cielo e terra con il corpo di leone, la testa d’aquila, le ali e la coda a forma di serpente, simbolo di iniziazione proprio per questa sua doppia natura. Il leone rappresenta la forza (quella richiesta all’Iniziando per affrontare le prove che lo aspettano), ma anche la condizione umana che si eleva (aquila) e muta (serpente). Non a caso la protagonista lo incontra poco prima di svegliarsi dal suo sogno quando l’iniziazione è ormai avvenuta.
E ancora Pinocchio, che oltre a contenere tantissimi messaggi esoterici, pare sia un vero trattato massonico, scritto dal Maestro Massone Collodi. Pin Occhio, cioè occhio pineale (o ghiandola pineale) cioè terzo occhio. Il burattino rappresenta l’uomo inconsapevole che anela a diventare immortale attraverso la ricerca e la propria crescita morale e spirituale. Pinocchio fatto di legno si purifica passando attraverso i vari elementi: il fuoco per primo, l’aria quando è appeso all’albero, l’acqua quando nuota ed è inghiottito dalla balena nel ventre della quale rinviene una candela, un tavolo, residui di cibo, ingredienti di un momento cerimoniale che evoca l’introspezione dell’iniziazione. Le sue avventure come un iter initiaticum, un cammino dell’interiorità dalla grettezza della materia bruta e inerte, alla materia vivente, attraverso una serie di prove significative. Prove iniziatiche dove rischia di morire e ciò gli apre nuove strade e stadi differenti di maturazione interiore. Il tutto concentrato nel nome: Pinocchio o pignocco che è la forma dialettale toscana di pinolo, cioè il seme commestibile del pino contenuto nella pigna, seme rivestito da una dura scorza lignea che contiene un’anima prelibata, come dire… un germe ricco di potenzialità che si svilupperanno col tempo.
Le favole quindi, non sono unicamente cibo per la fantasia dei bambini, ma rappresentano una chiave essenziale per l’interpretazione in maniera simbolica di archetipi appartenenti tanto al bambino, quanto all’adulto. Archetipi che oltre a segnare un percorso di crescita o di autorealizzazione durante l’evoluzione dell’essere umano (inteso come individuo, ma anche come civiltà) codificano nel simbolismo tipico dei percorsi ermetico-misterici, ricalcando passo per passo ogni fase del lungo cammino esoterico dell’illuminazione.
Loredana Mazza