La simbologia della spada

La simbologia della spada

“Qui acceperint gladium gladio peribunt”

Coloro che mettono mano alla spada, di spada periranno

(Matteo 26,52)

Apparentemente la spada è solo uno strumento, un oggetto freddo e metallico, ma in realtà, come il fuoco, sembra avere per l’uomo un significato atavico, un valore ancestrale.

Simbologia e spade mitiche

La spada è espressione di forza e di coraggio e, come tale, è il simbolo più noto della condizione militare, tanto è vero che nella Bibbia viene spesso utilizzata per rappresentare un esercito, come ad esempio “le spade egizie”. La sua potenza è da un lato distruttiva ma dall’altro costruttiva, quando essa diventa simbolo di Giustizia se associata alla bilancia dell’equanimità o strumento atto a mantenere la pace e i valori morali più alti, come nella Cavalleria. Alla spada sono state spesso attribuite proprietà magiche, tanto da vedersi dare un nome proprio, sempre femminile, che poteva identificarla tra mille. Spade non comuni erano dunque capaci di fare di un semplice uomo un paladino o un eroe.

Vediamone alcune:

DURLINDANA o DURENDAL era la spada di Orlando, paladino di Carlo Magno,

Nella “Chanson de Roland” si narra che conservasse nel pomo alcune reliquie: un dente di San Pietro, il sangue di San Basilio, i capelli di San Dionigi e un pezzo del vestito della Vergine Maria,

EXCALIBUR

È la spada magica per eccellenza della Tradizione Occidentale. Il suo nome deriva dall’essere stata forgiata con il ferro di un meteorite (ex-caliburus).
Nella “Mort d’Arthur”, Re Artù morente getta Excalibur in un lago perché non cada nelle mani dei malvagi, ma dalle acque sorge la mano della Maga Viviana, la Signora del Lago, che porta la spada con sé nelle profondità. Da lì Excalibur è destinata a tornare nelle mani del Re solo quando un grave pericolo minaccerà l’Inghilterra.

ANA NO MURAKUMO

Letteralmente “La spada del Paradiso” è una spada leggendaria della mitologia shintoista giapponese, paragonabile per importanza a Excalibur. Ha uno specchio ottagonale e una gemma, simbolo del Dio Anaterasu. È uno dei Tre Tesori Sacri di Yamato, ossia del Giappone e sarebbe custodita nel Tempio di Atsuta. I monaci sono molto gelosi delle reliquie e non permettono a nessuno di far fotografie o estrarla dalla teca in cui è chiusa; la mostrano solo alla famiglia reale e a pochi eletti, per lo più monaci di alto grado.
La spada è lunga circa 84 cm, forgiata in un metallo di colore bianco e ad oggi risulterebbe ben mantenuta nonostante abbia più di 1400 anni. L’ultima apparizione della spada risalirebbe al 1989, quando Akihito salì al trono imperiale. In quell’occasione sembra che l’imperatore abbia seguito un particolare rituale nel quale avvolse la spada e gli altri due Doni Imperiali (lo Specchio di forma ottagonale e la Gemma) in teli sacri e li ripose sopra l’altare, come voto agli Dei nella speranza della loro benedizione.
Come è noto, i Samurai consideravano la loro spada come espressione del proprio Ki: la volontà spirituale che accompagnava l’affondo con un caratteristico suono gutturale: il Kiai (letteralmente: la mente guida la mano) suono rituale e distruttivo capace di annichilire l’avversario.

Per completezza si possono citare:

ARADONIGHT, la spada di Lancillotto;
BALISARDA, la spada di Ruggiero;
COLADA, la spada di El Cid;
BALMUNG, la spada di Sigfrido;
NAEGLING, la spada di Beowulf.

Anche la forma dell’arma rivestiva un significato simbolico: le spade dei Cristiani ricordavano la Croce, quelle dei Musulmani la Mezza Luna.

La spada e la cavalleria

La spada era, per ogni cavaliere, l’arma preferita e la più prestigiosa perché obbligava al combattimento ravvicinato con il nemico. Era dunque simbolo di coraggio e sprezzo del pericolo.

Il Cavaliere Medievale ed il Templare in modo particolare doveva usare la sua spada sempre a fin di bene, non solo per liberare i luoghi santi dagli infedeli, ma anche a difesa dei deboli dai prepotenti, della giustizia contro gli ingiusti.

In particolare per il Cavaliere Templare, monaco-guerriero, la forza doveva essere prima quella interiore e poi quella fisica. I Templari erano infatti consapevoli di combattere una guerra Santa, combattuta con la certezza di lottare contro il “male” incarnato dai musulmani, per cui fu creato il termine di “Malicidio” che assolveva il Templare dal peccato di omicidio. Pertanto la spada del Templare veni-va simbolicamente brandita dal cuore e non dal braccio.

Il simbolismo della spada

La spada ha due significati: tagliare, distruggere, conquistare oppure riguadagnare, fare ritorno a uno stato perduto attraverso l’immissione di nuova energia. Inoltre ha due tagli, che sottolineano la sua natura duale e può essere tenuta in due modi: nel Tai-Chi la spada è tenuta con la punta verso il cielo, nel mondo militare è nel fodero, con la punta verso terra. Una posizione è vita, l’altra è morte.

Nel mito della “Spada nella roccia” l’energia della Nazione è bloccata; non c’è un Re, non c’è nessuno capace di sollevare la spada e solo Artù, il predestinato, potrà estrarla e puntarla verso il cielo. Da quel momento sarà Merlino (o nella grafia celtica originale Myridd’in), Mago e simbolo del Grande Iniziato a prendersi cura con saggezza dell’educazione del giovane Re.

Il Re è il nostro cuore, la spada simboleggia la nostra colonna vertebrale con l’elsa nel sacro (un nome, non a caso. speciale per questo osso) e la punta nella testa, libera di muoversi.

È interessante in questo senso l’analogia con la Kundalini dello Yoga Tantrico Tradizionale, il serpente che dorme dentro di noi, la testa nel sacro e il corpo lungo la spina dorsale, con la coda all’interno del cervello. Lungo il suo tragitto si diramano i Chakra, nodi energetici fondamentali.

Questa energia quiescente è immaginata e simboleggiata come un serpente che giace arrotolato su sé stesso: kuṇḍalinī significa infatti "arrotolata", "ricurva". L'attivazione è visualizzata dal serpente che si drizza come all'improvviso, liberando calore e permettendo ad altre energie sopite, ai "soffi" altrimenti bloccati (prāṇa), di circolare. I chakra sono immaginati come fiori di loto (padma) variamente colorati che sbocciano in tutta la loro bellezza, liberando potenzialità celate.

«Kundalini è insieme un serpente, un'energia intima e una dea: l'esoterismo del linguaggio crepuscolare risiede in questa simultaneità di significati in una stessa parola.»

Il fabbro, forgiatore magico

L’età del ferro, che seguì quella della pietra e del bronzo, segnò un enorme passo in avanti per l’evoluzione della specie umana. La capacità di domare il ferro e cambiarne le caratteristiche mediante i processi di forgiatura e tempra, poneva il fabbro in un ruolo sociale rilevante e in un rapporto speciale con gli Dei.

Il fabbro veniva visto come una figura demiurgica, capace per mezzo del fuoco e dell’acqua di plasmare a suo piacimento la materia. Ciò non sorprende se si pensa che alla capacità della spada forgiata di non spezzarsi nel corso di un combattimento il combattente doveva la sua incolumità in battaglia e la possibilità di assurgere a un grande prestigio, militare e sociale. Era nato così l’”homo faber”, produttore di armi, ma anche di oggetti per la vita quotidiana, ammantato da un’aura magica che derivava dalla sua capacità di creare il ferro dal minerale ferroso, renderlo liquido e malleabile grazie al fuoco, elemento magico per eccellenza. Nella Bibbia è presente la figura di Tubalkain, il fabbro primordiale, che insegnò agli uomini l’arte della lavorazione del ferro. Secondo una tradizione, Tubalkain si salvò dal Diluvio Universale nascondendosi, non visto, nell’Arca costruita da Noah e poté far sopravvivere i suoi segreti alla distruzione.

Secondo Mircea Eliade, l’antica figura del fabbro/mago si sarebbe in seguito evoluta in quella dell’alchimista. Anche l’alchimista, in un certo senso, è un fabbro perché lavora i metalli ed è un Mago, praticante di quella che Cornelio Agrippa chiamava “Magia Naturalis” e signore del fuoco, filosofo seguace di quella particolare filosofia detta “Philosophia per ignem”.

A questo proposito è utile citare il contributo di Michele Leone dedicato proprio sulla Filosofia per ignem:

“Questi philosophi per ignem, se erano alchimisti erano probabilmente eredi della filosofia presocratica di Eraclito, i figli di Ermete Trismegisto, i genitori dei mitici Rosa+Croce e progenitori di tutti moderni iniziati che nel fuoco della carità, della speranza e della purificazione ardono da secoli. Agrippa ci dice: le proprietà del fuoco supremo sono il calore che feconda tutte le cose e la Luce, che a tutto dà vita”.

Naturalmente Vulcano era non solo il Dio dei fabbri, ma anche quello degli alchimisti.

La spada nella roccia

La leggenda della spada nella roccia non è propria solo della mitologia nordica e anglosassone in particolare. Esistono epigoni della stessa storia anche in terra d’Italia. Si narra che San Galgano, già cavaliere, decise di rinunciare al potere rappresentato dalla spada per dedicarsi totalmente alla croce, simbolo di amore. Così: “In terram pro cruce spatam fixit” cioè conficcò la spada in una roccia come una croce.

La spada è tutt’ora visibile nella rotonda dell’abbazia di Montesiepi, nei pressi di San Gimignano e nessuno è ancora riuscito ad estrarla. È quanto meno curioso il fatto che “Galgano” sia la traslitterazione italiana del sassone Gawain, uno dei cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù.

Sul Lago di Valbondone, in provincia di Bergamo, si trova una spada infissa nella roccia fino all’elsa. Su di essa sono incise le iniziali del fonditore (Matteo) e di suo padre (Modesto) e la data: 1415.

Sul Monte Terminillo in Lazio, infine, esiste una spada conficcata in una roccia, legata questa ai Cavalieri Templari. La leggenda narra che nel dicembre 1307 cinque cavalieri templari guidati dal Maresciallo del Tempio Guy de la Roche si accamparono sulle pendici del monte, in fuga dalla Francia ove Filippo il Bello, spalleggiato dal Papa Clemente V, aveva emanato quell’ordine di cattura che avrebbe sterminato gran parte dei Cavalieri Templari. Nel giorno del solstizio d’inverno, 21 dicembre 1307, Guy de la Roche infisse la sua spada in una roccia, invocando la giustizia divina e sciolse dal giuramento templare i suoi confratelli.

Esiste infine un altro significato simbolico della spada: la spada di Damocle. Essa pendeva sul capo del Re Dionigi I di Siracusa appesa solo a un crine di cavallo. In questo caso la spada simboleggia la responsabilità che deriva dal possedere un grande potere e al contempo l’esposizione al pericolo mortale conseguente.

La magia della spada e dei suoi costruttori

La figura del fabbro ha avuto caratteri soprannaturali in Europa fino al XIX secolo. In Gran Bretagna i fabbri erano denominati “incantatori del sangue” cioè guaritori e si credeva che potessero compiere magie e predire il futuro.
Questa fama era dovuta alla persistenza della figura mitologica di Efesto, Dio del fuoco e degli Inferi, che nella sua fucina posta nel cuore dell’Etna aveva forgiato armi di ineguagliabile perfezione per gli Dei. Omero lo descrive come un uomo brutto, zoppo e di pessimo carattere, molto temuto anche da Zeus. Figlio di Zeus ed Era, a causa della sua deformità fu cacciato dall’Olimpo ma divenne il patrono dei fabbri, dei falegnami, degli scultori e della metallurgia. Per tale motivo era venerato ad Atene e in tutte le città della Grecia in cui venivano praticate attività artigianali.
È curioso che tutti gli Dei Mitologici dei Fabbri, come Efesto in Grecia. Weyland nelle saghe Norrene, Sarog in India e Ptah in Egitto venissero raffigurati come storpi o deformi. Alcuni studiosi ritengono che ciò sia dovuto alla loro costante esposizione all’arsenico che veniva aggiunto al rame per produrre il bronzo.
Un breve excursus infine sull’evoluzione della spada. I legionari romani utilizzavano una spada corta, il gladius, molto utile e maneggevole negli scontri corpo a corpo dietro la protezione dello scudo rettangolare. Dall’incontro/scontro con i Celti nacquero interessanti modifiche, destinate a perdurare nei secoli a venire. Si passò alla spatha, lunga ed elastica, che servì da modello per la cosiddetta spada vichinga che divenne l’arma tipica del cavaliere medievale dall’anno mille in poi e che fu progenitrice di due altri tipi: la Claymore scozzese e la flamberga dei Lanzichenecchi del basso MedioEvo.

Conclusioni

Finisce qui questo viaggio affascinante, che ci ha portati molto lontani nel tempo e nello spazio a visitare diverse culture, tutte accomunate dalla spada come oggetto carico di significati simbolici, non ultimi la rettitudine, l’onore, il coraggio e la disciplina.
Nel corso della cerimonia di investitura il cavaliere medievale si inginocchiava davanti al suo Signore che, impugnata la spada, lo toccava sulla testa e poi sulle spalle, pronunciando la formula rituale: “In nome di Dio, di San Giorgio e di San Michele io ti costituisco cavaliere”.
Nel porsi “all’ordine” o “sull’attenti” il cavaliere in piedi poneva la sinistra sull’impugnatura della sua spada e la destra sul cuore. Ancora una volta, simbolicamente “il cuore guida la spada”.

 

BIBLIOGRAFIA

Eliade, Arti del metallo e Alchimia, Bollati Boringhieri, 2018;
Leone, La philosophia per ignem;
Varenne, Il Tantrismo, Ed. Mediterranee, 2008.

A. P.

Delta on-line

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