Facilis descensus Averno: noctes atque dies patet atri ianua Ditis; sed revocare gradum superasque evadere ad auras, hoc opus, hic labor est.
Lo scender ne l'Averno è cosa agevole ché notte e dì ne sta l'entrata aperta; ma tornar poscia a riveder le stelle, qui la fatica e qui l'opra consiste.
Eneide, VI, 126-129
Sin dalla notte dei tempi l’uomo ha desiderato misurare e comprendere la grandezza del cosmo, delle sue manifestazioni e dei suoi misteri.
Queste pratiche cognitive iniziarono quando l’uomo prese consapevolezza che, durante l’anno, il Sole si spostava e cambiava posizione.
Nei due momenti solstiziali (inverno ed estate) la declinazione del Sole rimane per diversi giorni quasi immobile; da qui il nome "solstizio", che in latino significa "sole fermo".
Il solstizio d'inverno cade il 21 dicembre, momento in cui il Sole, nel suo movimento apparente lungo l'eclittica, raggiunge il punto di massima declinazione meridionale sull'equatore terrestre da cui poi ricomincia a salire. Sulla terra questo punto viene identificato con il Tropico del Capricorno; in questo periodo, nell'emisfero settentrionale, i giorni sono brevi e le notti lunghe e fredde.
L'importanza di questo fenomeno cosmico è riconosciuta come tale da varie culture che hanno sviluppato pratiche magico-religiose di venerazione del Sole, visto come benefattore e datore di vita e, come testimonianza storica, hanno lasciato elementi architettonici, pittorici e rituali, che hanno reso possibile la costruzione di una visione mitica dell'astro.
Le culture precristiane, tra le quali certamente gli Egizi e i Greci, collocavano la nascita dei loro delle loro divinità principali nel solstizio d'inverno. Non è un caso che intorno a queste stesse date sia stata fissata anche la nascita di Gesù e che il culto del Sol Invictus venisse ossercato nell'Impero Romano fino al IV secolo.
Una delle più diffuse e popolari feste religiose di Roma antica, che si celebrava ogni anno dal 17 al 23 dicembre in onore di Saturno, antico dio romano della seminagione, sono i Saturnalia che, per il loro carattere, ricordano in verità molto di più il nostro carnevale. Non a caso si favoleggiava che Saturno era stato il dio dell'età dell'oro, quando gli uomini vivevano felici, nell'abbondanza di tutte le cose e in perfetta eguaglianza fra loro; e tali condizioni di quel tempo fortunato si volevano, in certo modo, rievocare nei giorni dei Saturnalia, durante i quali si festeggiava con convitti e banchetti l'abbondanza dei doni della terra e, concedendo agli schiavi la più larga licenza, si rappresentava quasi l'antico stato di eguaglianza fra tutti gli uomini.
Il senso di eguaglianza e di fratellanza umana, per pochi giorni rinato, si manifestava con la massima libertà concessa allora ai servi, per i quali i padroni stessi usavano imbandire un banchetto e anche con la consuetudine di scambiarsi doni d'ogni genere e valore, fra i quali erano assai comuni le figurine di terracotta o di pasta (sigillaria).
Non si può parlare del simbolismo del solstizio invernale, senza associarlo a quello estivo. Ebbene, in termini massonici sono indissolubilmente legati e sono parte costitutiva di una struttura simbolica legata alla tradizione iniziatica.
Questi due momenti erano chiamati dai Greci la Porta degli Uomini (estate) e la Porta degli Dei (inverno).
Si diceva che dalla prima delle porte uscissero le anime dei non iniziati che, dopo la morte, sarebbero tornate a un altro stato di manifestazione mentre dalla seconda coloro che, grazie alla morte e al processo iniziatico, avevano conosciuto i molteplici stati dell'essere e le varie dimensioni del tempo e dello spazio. In questo modo riuscivano a realizzare il ritorno all'Unità, dove si recuperava l'immobilità dell'Origine e si otteneva la Grande Luce, nascosta nella non-manifestazione.
Secondo René Guénon, "per il profano, la luce più grande si trova a mezzogiorno o al solstizio d'estate..., per l'iniziato, la Grande Luce si trova al solstizio d'inverno, poiché nella sua ricerca interiore si è orientato verso la conoscenza del Sole di Mezzanotte"
Trasponendo questo ragionamento, troviamo che nella tradizione cristiana questo si riflette "nel senso simbolico che il Cristo nasce proprio alle ore zero, nel solstizio d'inverno del Capricorno e che, da quella nascita, il tempo ricomincia a contare".
Il simbolismo greco delle due porte solstiziali era cari in particolare ai pitagorici. Presso i latini era legato essenzialmente al mito astronomico di Giano, che divenne uno dei simboli fondamentali delle tradizioni gnostiche e iniziatiche dell'antichità e, in particolare, del Cristianesimo, dove il Giano romano, dio bifronte, patrono dei costruttori, si declina nei due San Giovanni: San Giovanni Battista, che presiede al solstizio d'estate, e San Giovanni Evangelista, che presiede al solstizio d'inverno.
Il cristianesimo adattò la primitiva tradizione Gianítica alla mitologia cristica, riuscendo così ad occupare un posto preponderante. Allo stesso tempo soppresse le festività invernali dei Saturnalia per sostituirle con le festività di San Giovanni Evangelista.
Con quanto fin qui accennato è evidente lo stretto rapporto simbolico tra solstizio e iniziazione, dove Giano, con le sue chiavi - simbolo assiale per eccellenza - assolveva alla funzione di aprire e chiudere le porte solstiziali che davano accesso alle due metà, ascendente e discendente, del ciclo zodiacale o "le due vie", che i pitagorici rappresentavano con la lettera Y.
Queste due chiavi, una d'oro e l'altra d'argento, rappresentavano rispettivamente i "grandi misteri" e i "piccoli misteri".
Infatti, Giano era il dio dell'iniziazione e questa attribuzione era una delle più importanti, perché era evidente il collegamento con la funzione propriamente iniziatica della grotta e delle porte solstiziali. Per questa attribuzione, Giano presiedette ai Romani Collegia Fabrorum, depositari di iniziazioni e dediti all'arte della costruzione; aspetto che, lungi dallo scomparire con l'antica civiltà romana, continuò nel Cristianesimo.
Come tutti sappiamo, la tradizione degli antichi Collegia Fabrorum fu trasmessa alle corporazioni medievali, che conservarono lo stesso carattere iniziatico, soprattutto quello dei costruttori, che in seguito assumeranno come patroni i due San Giovanni, da cui deriva l'espressione di Loggia di San Giovanni che la moderna Massoneria conserva ancora.
Le leggende su cui poggiano i misteri e i culti dei popoli antichi si basano sull'apparente marcia del Sole declinante verso il tramonto, come espressione figurativa che esso è sconfitto dalle tenebre, per poi riapparire vittorioso e risorto; questo non è altro che una rappresentazione allegorica dell'eterna lotta tra la vita e la morte, tra il giorno e la notte, principi presenti in tutte le religioni. Tutto ciò non fa altro che dimostrare l'universalità del culto solare e l'importanza che ha acquisito nell'antichità.
Il simbolismo del solstizio o del Giano bifronte contiene un aspetto della temporalità, che è la rappresentazione del passato e del futuro; cioè, in termini massonici, Riconoscimento e Speranza. Ed è proprio dalla speranza che bisogna ricominciare, per costruire un futuro migliore.
Liberamente tratto dall'archivio di Delta (F. M.)