Oggi ci troviamo in uno dei quattro momenti cardine dell’anno, l’equinozio di primavera. Questo punto astronomico è uno dei momenti topici della ciclicità della natura e del tempo ciclico dei massoni, almeno della maggior parte di questi. L’essere massoni, essere degli iniziati, impone una costante ricerca sul senso e sul significato di quanto circonda e di quanto accade all’Uomo e alla Natura. Non è un caso se queste ricorrenze vengono officiate con particolari cerimonie. Una delle motivazioni è il permettere all’intera comunità degli iniziati di partecipare ai Lavori ed arricchirsi con la paga che ne consegue. Questo giorno è un memento che la Natura ci pone innanzi allo sguardo, e questo mai deve essere superficiale per un iniziato.
È necessario, prima di compiere una breve riflessione su questo momento tanto astronomico quanto spirituale, definire cosa non è l’equinozio. La celebrazione dell’equinozio di primavera non deve essere confusa come la celebrazione della morte di Giuseppe Mazzini (10 marzo 1872) come fanno alcuni, né è questo il motivo per cui nel periodo solstiziale si è soliti celebrare una tornata funebre. La motivazione della tornata funebre nel periodo equinoziale è molto più profonda. Stessa cosa dicasi per le anacronistiche e non iniziatiche celebrazioni del XX settembre.
Questa premessa è necessaria per arrivare a porci un altro interrogativo, la cui risposta è la chiave per iniziare a comprendere il senso delle cerimonie massoniche e come continuare a interrogarci senza cadere nel vuoto relativismo di cui spesso siamo accusati. La domanda che potrebbe sembrare banale è: cos’è la Massoneria?
Solo chiarendo cosa intendiamo per Massoneria e sgrossando il suo significato da posticci sedimenti potremmo tornare ad apprezzare l’edificio con le sue pietre squadrate e lucidate alla perfezione. La Massoneria, senza utilizzare sofismi, è primariamente una scuola di misteri e di filosofia – anche e soprattutto di philosophia naturalis -.
Con questa semplice definizione di Massoneria iniziamo ad avvicinarci al senso della celebrazione dell’equinozio. La parola mistero nell’antichità era utilizzata principalmente al plurale e stava a significare la celebrazione di riti d’iniziazione, in particolari culti segreti (m. eleusini, m. dionisiaci, m. orfici, ecc.), e per estensione i culti stessi (religioni dei misteri) e i loro oggetti; di qui anche, più genericamente, segreto, verità religiosa rivelata da Dio. Mentre la parola filosofia ci avvicina alla luce.
Secondo l’interpretazione del filosofo bresciano Emanuele Severino, nella parola sofos (sapiente) “risuona come nella parola safes (chiaro, manifesto, vero) il senso della parola faos (luce), allora filosofia significa “amare e aver cura per ciò che non può essere in alcun modo negato, perché sta nella luce.
Il mese di marzo, per molte culture e non solo per la Massoneria, coincide con l’inizio dell’anno; marzo per lo zodiaco è il mese dell’Ariete, primo segno.
Il principiare della primavera con il risveglio della natura ed i movimenti del sottosuolo è sempre stato celebrato nelle culture tradizionali e da tutte le scuole di Misteri. L’uomo contemporaneo sempre più ingabbiato in quella che si potrebbe definire la not human generation si rivolge a “scienze alternative” o positive - perché, ad esempio, non è più in grado di percepire i cambiamenti nella Natura (non solo quelli stagionali) e quindi non comprende i cambiamenti e le istanze del proprio corpo, perché troppo impegnato a seguire i ritmi della tecnocrazia finanziaria – per curare i malesseri di stagione avendo provato a recidere il legame con il Mondo Universo, disallineandosi dal Cosmo.
L’equinozio di primavera ci riporta al tempo ciclico, quello che era prima che Prometeo rubasse il fuoco ad Atena ed Efesto nella loro officina, dove si susseguono le stagioni, e dove, iniziaticamente, alla morte segue sempre una rinascita. Questo è uno dei segreti dell’equinozio che oggi celebriamo, la rinascita e la vita. Vita non intesa come bios, ma come zoé, ossia come il principio e l’essenza della vita. Il principio della zoé in qualche modo incarnato da Dioniso, dalle sue menadi. Il culto della primavera è antico e comune agli abitanti sparsi sul globo terraqueo, basta rileggere Frazer o le cerimonie di antiche tribù. Nel culto di Attis e Cibele che dalla Frigia – dovremmo guardare con occhi nuovi all’omonimo berretto – giunse a Roma troviamo una cerimonia interessante.
L’Adone della Frigia si chiamava Attis o Papas, il divino pastore che era ritenuto come lo sposo di Cibele o Mâ, la Dea della terra. “Il culto di Cibele, riferisce un erudito belga che ha studiato in modo speciale i culti dell’Asia Minore, comportava sin da un’epoca remota dei misteri i cui iniziati si riconoscevano per mezzo di segni segreti e dove si rivelava a gradi una sapienza divina. Arrivati a Roma grazie alle guerre puniche, questi misteri vi furono celebrati con una voga crescente durante seicento anni. All’equinozio di primavera la confraternita dei Dendofori o “Porta-Alberi” abbatteva solennemente un pino che poi trasportava, avvolto in benderelle come un cadavere, nel tempio di Cibele, sul Palatino, dove era raffigurata la tomba di Attis. Là aveva luogo una scena che uno scrittore cristiano del IV. Secolo, Firmico Materno, così riporta: “Si simulava il dio disteso sul suo letto funebre; si piangeva la sua morte con amare lamentazioni, poi si faceva penetrare la luce e lo ierofante, dopo aver asperso gli assistenti, cantava lentamente il seguente distico: Coraggio, mysti ora che il dio è salvato: anche per noi, dopo le nostre prove, verrà la salvezza”. Allora cominciava la festa esuberante delle Hilarie. (Eugene Goblet d’Alviella, Le origini del grado di maestro).
Le Hilarie ci ricordano che mai dobbiamo scordare il giubilo. Sarebbe interessante parlare di Persefone e Demetra e di molti altri culti legati alla primavera, ma questa non è una monografia.
Oggi celebriamo la rinascita della natura e la rinascita di ognuno di noi; celebriamo la vita nella sua essenza e i buoi propositi, le intenzioni che infondiamo in ogni progetto. I massoni sono eredi di Dioniso per mezzo degli architetti dionisiaci. Allora non dimentichiamo il primo tra i voti di un iniziato quello di conoscere sé stesso. Ma conoscersi non serve se la conoscenza non è in relazione ed armonia con il Mondo Universo. Ed allora posso solo augurare a tutti noi di iniziare a progettare un mondo nuovo in armonia con il Cosmo e che sia invaso dalla luce dell’amore.
Michele Leone