Il termine entropia fu coniato da Rudolf Clausius nel 1865, nel corso dei suoi studi sulle leggi della termodinamica, facendolo derivare dalla parola greca che significa “trasformazione”. Clausius concluse i suoi studi dimostrando che in natura, nei sistemi chiusi ed ordinati, si riscontra una tendenza spontanea, della quale non vi sono spiegazioni, verso la degradazione dell'energia, ossia verso la trasformazione del lavoro in energia inutile per il sistema di riferimento.
Sulla base delle conclusioni di Clausius, si è giunti a riscontrare un’analoga tendenza in natura verso il “disordine”. Infatti, se si considera un'immagine definita da un puzzle composto in una scatola e si scuote la scatola, si osserva che alcuni elementi si staccano e più si scuote la scatola, più l'immagine diventa irriconoscibile perché i pezzi che la compongono passano spontaneamente da uno stato di ordine ad uno stato di disordine. La probabilità che continuando a scuotere la scatola i pezzi del puzzle ricompongano l'immagine è praticamente nulla, salvo tornare a ritroso con il tempo (e questo è impossibile), in modo da ripetere specularmente tutti i movimenti effettuati e ripetere conseguentemente tutte le forze che hanno agito sui singoli componenti del puzzle. Analoga osservazione può essere fatta considerando un fenomeno al quale tutti noi abbiamo assistito più volte: un oggetto fragile (un bicchiere di vetro, una tazza di ceramica, ecc.) cade accidentalmente a terra e “spontaneamente” si frantuma. Nessuno ha mai assistito al fenomeno inverso, cioè al ricomporsi altrettanto spontaneamente dei frammenti nell'oggetto originale.
Alla tendenza spontanea della natura verso il disordine, si contrappone un aspetto essenziale della stessa natura: la vita. Infatti, poiché la sopravvivenza degli organismi viventi dipende dal funzionamento dei sistemi che interpretano l'ambiente in cui essi si sviluppano, la protezione del sistema dalla degradazione esterna e dal collasso interno assume un rilevante valore per la stessa sopravvivenza. Però, nella società umana, quando l'immagazzinamento di cibo nel corpo fu sostituito dapprima dal deposito fisico esterno e poi dall'accumulo della ricchezza con il sistema del credito e delle obbligazioni, furono superate le limitazioni fisiche delle riserve, limitazioni connesse con la deperibilità dei materiali e le dimensioni e la sicurezza dei loro ricoveri.
Questa nuova situazione favorì lo svilupparsi di tendenze alla insaziabilità e, malgrado la società umana fosse nata dall'organizzazione sociale animale, deputata alla protezione dell'ambiente e alla conservazione della specie, essa trasformò l'importanza degli adattamenti, creò nuove necessità e, dando vita alla divisione in classi, distrusse la popolazione umana come unità di adattamento.
Di conseguenza, ogni interazione con la natura è stata determinata dagli interessi delle diverse classi sociali nei reciproci rapporti conflittuali o cooperativi. Compaiono così i fenomeni entropici anche nel regno della vita ed investono direttamente e profondamente gli aspetti comportamentali dell'uomo.
Infatti l'uomo, nei suoi comportamenti positivi, tende a costruire e conservare l'ordine utilizzando la propria intelligenza e lasciandosi guidare dagli indirizzi morali che ha acquisito nel proprio animo; invece, nei comportamenti negativi, l'uomo tende a determinare il disordine, sempre utilizzando la propria intelligenza, ma facendosi guidare dai peggiori istinti naturali.
Nel macrocosmo dell'umanità, si possono osservare i gravi danni che alcuni aspetti della civiltà antica e moderna hanno arrecato e continuano ad arrecare alla natura, alterando importanti equilibri; gli esempi sono numerosi: le deforestazioni incontrollate, l'estinzione di alcune specie animali, l'inquinamento dell'ambiente, ecc. Nel nostro microcosmo, il fenomeno entropico si ripete quotidianamente; l'egoismo, l'odio, la gelosia troppo sovente si insinuano nelle azioni della nostra vita quotidiana e non contribuiscono certo a creare ordine nella nostra e nell'altrui coscienza. Il concetto di entropia è quindi una dimostrazione razionale che la cultura del bene comune, la cultura dell'amore e la cultura della giustizia sono gli strumenti con cui l'uomo può riconquistare la sua reale funzione di creatore e conservatore dell'ordine universale.
Liberamente tratto dall’archivio di Delta
P.R.