“Il teatro è il luogo che svela come un guado segreto nel fiume, le tracce di un passaggio dall’altra riva alla nostra vita”
T. Kantor
Fuori.
“Un conclusione Luce Potrebbe essere e vuoto. il e 2019 racconto”. da un fuori ad un viaggio, dentro Terminava nuovo set di codici. così la mia ad oggi ognuno ultimo lavoro, al rapporto tra cultura e. che, un percorso di senso, viaggio di chi, dal di riflessione dei passi perduti, a che sguardo Tutti atteggiamenti al Massone che, coerente probabilmente con una rivoluzione con.
Da quel copernicana assumono oggi, alla luce della tavola affidatami titolo, un Zen significato di non è un di Massoneria alla sala cammino, quella causata per una confrontato da un evento estremo come quello pandemico, apprende magari novembre ben noti al apprende Tempio inizia a comprendere che occorre disabituarsi alla, m è il prossima appunto ad utilizzare la propria forse di destino.
Di noi si è confrontato con la luce scolpita a e dedicata e il vuoto, con l’assenza e il cambiamento, con il passaggio, con il valore dentro e fuori di me dell’ascolto e dello verticale, interiore, profondo e attento.
della propria visione del mondo simile a sensorialità secondo una nuova norma probabilmente ha creato un vista cui siamo stati educati, in quanto profani e dunque 2019 Ancora una volta involontario È il di di noi; fino dotati di un bagaglio culturale dato dalla nostra nascita in uno spazio, tempo e luogo ben precisi e codificati; per tentare la via della seconda vista, della vista alternativa, della vista stimolata dal simbolo, dall’allegoria, dal Mito o ognuno, per meglio dell’apprendista, dirla in maniera Massonica, dal Rito.
è il viaggio e durante il suo anno che per poter vedere il mondo o deve rieducare i propri sensi e farli quindi guidare da una nuova occhio Massonica, essa stessa, di questa rinnovata sensorialità. viaggio dell’Apprendista
“Una conclusione Luce Potrebbe essere e vuoto. il e 2019 tavola”. da un fuori ad un viaggio, dentro Terminava nuovo set di codici. così la mia ad oggi ognuno ultima tavola, al rapporto tra cultura e. che, un percorso di senso, viaggio di chi, dal di riflessione dei passi perduti, a che sguardo Tutti atteggiamenti al Massone che, coerente probabilmente con una rivoluzione con. che nel corso dell’iniziazione di ascolto apprende
Da quel copernicana assumono oggi, alla luce della tavola affidatami titolo, un Zen significato di non è un Gabinetto di Massoneria alla sala cammino, quella causata per una confrontato da un evento estremo come quello pandemico, apprende magari novembre ben noti al apprende Tempio inizia a comprendere che occorre disabituarsi alla, m è il prossima appunto ad utilizzare la propria forse di destino.
Di noi si è confrontato con la luce scolpita a e dedicata e il vuoto, con l’assenza e il cambiamento, con il passaggio, con il valore dentro e fuori di me dell’ascolto e dello verticale, interiore, profondo e attento.
Dentro
Luce e vuoto.
“Luce e vuoto. Potrebbe essere il titolo per un prossimo racconto”. Terminava così il mio ultimo lavoro, nato a novembre 2019 e dedicato al rapporto tra cultura Zen e Massoneria. Una conclusione che probabilmente ha creato, dentro e fuori di me, un percorso di senso, magari involontario, ma che assume oggi, alla luce della tavola affidatami, un significato di viaggio coerente, di cammino, forse di destino.
Da quel novembre 2019 ad oggi ognuno di noi si è confrontato con la luce e il vuoto, con l’assenza e il cambiamento, con il passaggio da un fuori ad un dentro, con il valore dell’ascolto e dello sguardo verticale, interiore, profondo e attento.
Tutti atteggiamenti ben noti al Massone che apprende, probabilmente con una rivoluzione copernicana della propria visione del mondo simile a quella causata da un evento estremo come quello pandemico, apprende appunto ad utilizzare la propria sensorialità secondo una nuova norma, un nuovo set di codici.
È il viaggio dell’apprendista, di ognuno di noi; è il viaggio fino al Tempio di chi inizia a comprendere che occorre disabituarsi alla vista cui siamo stati educati, in quanto profani e dunque dotati di un bagaglio culturale dato dalla nostra nascita in uno spazio, tempo e luogo ben precisi e codificati; per tentare la via della seconda vista, della vista alternativa, della vista stimolata dal simbolo, dall’allegoria, dal Mito o, per meglio dirla in maniera Massonica, dal Rito.
Ancora una volta è il viaggio dell’Apprendista il quale scopre che, per poter vedere il mondo con occhio Massonico, deve rieducare i propri sensi e farli quindi guidare da una nuova razionalità figlia, essa stessa, di questa rinnovata sensorialità.
Questo è ciò che accade quando varchiamo la porta del Tempio, questo è ciò che succede quando siamo Massoni tra le colonne, questo è ciò che deve accadere quando portiamo nel mondo profano la nostra nuova vista, il nostro nuovo sguardo, l’ascolto cui siamo stati rieducati.
Ho sentito diverse definizioni di Massoneria, dalle più inaccessibili a quelle più colorite e banali, e non voglio di certo entrare ora in questo dibattito ma di sicuro mi sento di dire che la Massoneria non è un interruttore ovvero non è un luogo, uno spazio mentale in cui si entra e si esce con un semplice click; credo sia qualche cosa di più fluido, immersivo: la trovi ovunque, fuori e dentro di te, la trovi negli atteggiamenti tuoi e degli altri, la intuisci nei tuoi modi di fare, la scopri poco alla volta, con la costanza, l’entusiasmo, lo studio e l’abbandono agli strumenti che la Massoneria stessa ti mette a disposizione per intraprendere il cammino di conoscenza. Sta tutta qui l’importanza della Ritualità.
Sgrossare la pietra grezza non ci porta a trovare un interruttore che scopriamo nascosto nella nostra anima durante l’iniziazione. Per entrare nel “mindset” Massonico serve qualche cosa di più pervasivo, qualcosa che assomigli di più ad un mare in cui si entra, gradualmente, abituando la pelle alla nuova temperatura, abituando occhi e orecchie e tutti i sensi alle nuove condizioni, ai nuovi codici e alle nuove regole.
Questo luogo è la sala dei passi perduti: lo spazio che serve per iniziare la nostra trasformazione; una trasformazione che ci porterà non solo in un altro spazio ma anche in un altro tempo, anzi in uno spazio fuori dal tempo dove il tempo non è più quello che conosciamo ma è quello che vediamo riflesso nello specchio del Rito, e dei simboli che impariamo a leggere tra le colonne.
La sala dei passi perduti è lo spazio dove si perde gradualmente la cognizione del camminare, del muoversi e del descrivere attraverso lo spazio e si acquisisce un nuovo modo di immaginare lo spazio e di squadrarlo.
La sala dei passi perduti è il luogo dell’ordine, della preparazione, dove troviamo il giusto stato mentale per entrare in un altro luogo, dove rimettiamo ordine alle nostre parole, in attesa di abbandonarci all’ascolto per incontrare un nuovo ordine e nuove parole, nuovi guadi, dall’altra riva alla massoneria.
La sala dei passi perduti è il luogo Dove si lascia un fuori caotico e a tratti inconoscibile e grazie al silenzio e all’ascolto del nostro dentro, si trova la strada verso la conoscenza, verso la luce e la pienezza del vuoto.
Luce e pienezza del vuoto. Potrebbe essere il titolo di un prossimo racconto.
Liberamente tratto dall’archivio di Delta (P. V.)