Coscienza e Conoscenza.  La Percezione di R. Steiner.

Coscienza e Conoscenza. La Percezione di R. Steiner.

Tratto da M. A. Padoa Schioppa, “Studio sui 12 sensi”, 2004.

Conoscere il mondo per conoscere sé stessi, entrare in relazione animica con sé e con l'altro da sé.
Percepire per conoscere e conoscere per approfondire.
Percepirsi, creare il proprio pensiero ed il proprio Io.
Qual è l'obiettivo finale? Dove porta questo percorso? A creare il proprio Io, a poter agire attivamente, liberamente e coscientemente su sé stessi e sul mondo che ci circonda.

 


Questa è la base della conoscenza animica proposta da Rudolf Steiner nel suo approccio alla percezione del “sé” e dell'”altro da sé”.
Rudolf Steiner è un filosofo di inizio secolo scorso. La relazione dell’uomo con il “sé” e con l’”altro da sé” è uno dei fondamenti della psicologia della relazione e della pedagogia, soprattutto per la completezza e l'analisi delle sensazioni, degli organi fisici, dei sensi del corpo e dei sensi dell'anima che sono coinvolti.
Cercare di comprendere come nascano le percezioni, prendere coscienza di quanto siano complesse le relazioni e la realtà, quali e quanti siano i “sensi” coinvolti nelle relazioni e nei pensieri relativi credo possa sicuramente aiutarci nel comprendere meglio la nostra relazione con il mondo esterno, con gli altri e con noi stessi.
Alla base della relazione tra Il sé e il non sé c'è la percezione sensoriale, che Steiner definisce “spirituale” o “animica”. È un processo percettivo continuo, non solo una relazione sensoriale, che coinvolge i sensi, la mente e l’anima dell’uomo.
La conoscenza della realtà, degli altri e infine di sé stessi è complessa e dinamica. Si basa da un lato sulla percezione e dall'altro sulla interiorizzazione della percezione ricevuta.
Interiorizzare la percezione della realtà e trarne conoscenza era già il pensiero di Locke, pre-illuminista e padre dell'empirismo di inizio XVIII secolo.
Nel 1689, in particolare nello "Studio sull'Intelletto umano", Locke aveva già proposto questo percorso. La conoscenza del mondo è prima di tutto sensoriale. Sulla base della percezione la mente crea delle idee semplici. Antropologicamente questo passaggio è simile in tutti gli esseri viventi. I sensi ricevono informazioni oggettive, immagini della realtà che vengono poi acquisite ed elaborate. La paura del fuoco per esempio è un'idea semplice che nasce da una percezione sensoriale.
L'uomo però, a differenza degli altri esseri viventi elabora idee complesse a partire dalle idee semplici; utilizzando la propria intelligenza e la propria intuizione crea delle idee superiori, dei concetti che fa suoi e che gli appartengono. E questi concetti riguardano la realtà percepita ma anche il proprio io, la propria personalità. Ma la conoscenza, di sé o della realtà rimane sempre su base empirica. Questo approccio alla conoscenza empirica è innovativo per l’epoca e si pone in contrasto, già nei primi anni del XVIII secolo, con il concetto di conoscenza dogmatica, acquisita preconfezionata e imposta.
Il messaggio è che la conoscenza va ricercata utilizzando la propria mente e non accettata dogmaticamente, in maniera acritica. È un principio cardine dell'illuminismo che si svilupperà negli anni successivi.
L'approccio alla Percezione e di conseguenza alla Conoscenza di Steiner è molto più completo e complesso. Ci facciamo aiutare nell'analisi da M. A. Padoan Schioppa.
La differenza sostanziale sta nel riconoscimento che la percezione non è solo fisica, ma coinvolge la mente e l’animo di ognuno di noi. In questo senso viene definito "animico" o "spirituale".
Non si tratta solo di riconoscere l’azione della mente sulle informazioni sensoriali, ma l'attività sensoriale stessa; il "Sentire", il Percepire" vanno oltre il piano fisico e coinvolgono l'anima dell'uomo. E l'anima non ha solo cinque sensi.
L’Autrice chiarisce che sono chiamati “sensi spirituali” perché portano in sé delle facoltà potenziali di ognuno di noi, che possono essere più o meno sviluppate a seconda delle qualità del proprio percorso evolutivo.
La comprensione di questi meccanismi più o meno coscienti dell'uomo e lo sviluppo delle potenzialità di ognuno all'interno del proprio percorso evolutivo porta alla vera conoscenza di sé e dell'altro da sé.
Credo sia interessante cercare di approfondire un po'.
Steiner raggruppa le capacità sensoriali in tre categorie. I sensi che permettono di percepire ad ognuno la propria interiorità. Sono il Tatto, il senso della Vita, il senso del Movimento e quello dell'Equilibrio. Sono tutti sensi dinamici, sensi dell'animo, tranne il tatto, perché è solo col tatto l'uomo può avere percezione fisica di tutto ciò che lo circonda.
I sensi che permettono di percepire l’interiorità altrui sono sensi che hanno a che fare con la sfera del pensiero e sono il senso dell'udito, il senso della parola, del pensiero e il senso dell'Io.
I sensi che permettono di percepire la realtà del mondo circostante sono sensi più fisici e meno dinamici: il senso dell'Odorato, il Senso del Gusto, della Vista e del Calore.
Le analisi e le riflessioni di Steiner su alcune delle capacità sensoriali dinamiche possono aiutarci a comprendere meglio il meccanismo della percezione.
Il Senso del Tatto ha, per esempio, il compito di far percepire i propri confini, la propria corporeità, la propria dimensione fisica. È solo attraverso il tatto che l'uomo può avere percezione fisica di sé.
È in stretta correlazione con gli altri sensi rivolti all'introspezione, il senso del movimento, dell’equilibrio, della vita. Il tatto è in rapporto con l’autoconsapevolezza, con la definizione dei propri limiti e l’esplorazione delle proprie possibilità, con la sensualità e la sessualità. Attraverso il tatto l’uomo sviluppa un’importantissima coscienza, prima fisica e poi animica.
Il senso della Vita ha la funzione di dare informazioni generali sul proprio organismo, sul proprio io. Sul benessere o malessere, sulle proprie sensazioni di dolore, stanchezza, energia.
È in stretto rapporto con l’aria e con il respiro e riguarda l’Io complessivo, sia da un punto di vista fisico sia interiore, psichico e sentimentale.
Per quel che riguarda il Senso del Movimento cito direttamente l'Autrice.
“Noi conosciamo tre tipi di movimenti: i movimenti intenzionali, i movimenti passivi
come essere trasportati da qualcosa ed i movimenti vitali interni, ad esempio la respirazione.”
I movimenti intenzionali coinvolgono il pensiero, il sentimento e la volontà: “...sono connessi con l’intenzione di compiere un’azione. Per compiere un’azione ho bisogno di tre fattori: il programma di movimento connesso con quell’azione, quindi in relazione alla sfera del pensare, l’affinità con quel programma connessa con la sfera del sentire e infine la volontà di compiere il movimento inerente la sfera del volere”.
Il senso del Movimento riguarda anche tutti i movimenti propri dei sette processi vitali (respirazione, termoregolazione, nutrizione, secrezione, mantenimento, crescita, riproduzione). La fisiologia ha studiato il fenomeno della omeostasi, secondo cui nell’organismo umano c’è una continua attività di movimento interno, preposta a riequilibrare continuamente gli squilibri chimici, fisici, batterici, psichici, che avvengono in noi, l’adattamento enzimatico, le reazioni allo stress.
Senso del Movimento e senso dell’Equilibrio sono fra loro interdipendenti: ogni movimento rompe l’equilibrio statico che c’è subito prima che si compia quel movimento e contribuisce a crearne uno nuovo.
Il senso dell’Equilibrio lavora per mantenere sia il corpo sia la mente nella giusta posizione, nelle tre dimensioni dello spazio. Sono in equilibrio quando ho una percezione sensoriale interiore di quiete e una percezione spaziale completa di tutto ciò che mi circonda. Quando le forze esterne, in senso interiore ed esteriore a me, non sono in grado di spostarmi perché so valutarle ed eventualmente contrastarle. Quando ho coscienza sensoriale della mia posizione e quando riconosco i miei limiti. Sia in senso fisico che spirituale.
Non è possibile avere equilibrio senza riferimenti.
È significativa un’immagine menzionata dall’Autrice: se mi trovo in cima a un grattacielo o su una montagna, non ho la sensazione delle pareti intorno a me, dei limiti, allora posso perdere facilmente la stabilità.
L’uomo è un organo di senso, riguardo al Calore; non soltanto caldo o freddo in senso fisico, ma anche e soprattutto in senso animico. Si può percepire caldo o freddo anche in una voce, in un suono o in un colore. Ogni persona ha una sua impronta individuale e diversa dagli altri. E in senso figurato ci sono caratteri più calorosi e altri più freddi. È intuitivo come il senso del Calore abbia una forte relazione con molti altri sensi: con il senso del Movimento, del Tatto e della Vita. Ha a che fare con il calore umano e affettivo, manche con l’equilibrio. L’uomo è dotato della facoltà della omeotermia che gli permette di mantenere costante la temperatura interna del corpo indipendentemente dalla temperatura dell’ambiente esterno, mediante il fenomeno della termoregolazione. Il tutto avviene entro certi limiti, superati i quali subentrano dei disturbi. Il corpo cerca l’equilibrio contro le forze esterne, e può farlo solo parzialmente.
L’Udito percepisce mediante il suono la natura e la qualità propria dei corpi, la loro individualità. Posso capire la qualità di un corpo da come risuona. Ad esempio: distinguere se un bicchiere è di cristallo o se una moneta è vera o falsa. L’udito percepisce anche, dal tono di voce, la disposizione d’animo di una persona. Si trova al limite fra la realtà fisica e la realtà spirituale, fra la percezione della materia e la capacità di collegarsi al mondo spirituale. Ad esempio ascoltare musica è un collegamento tra il fisico e il non fisico, è percepire tramite l’udito non solo i suoni, ma anche e soprattutto le emozioni che il compositore ha trasmesso.
Il senso del Linguaggio, del Pensiero e dell’Io permettono di mettersi in relazione con le persone che ci circondano. Tutti e tre riguardano la percezione dell’interiorità altrui. Con il senso del linguaggio si può imparare a realizzare un "vero ascolto" cercando di cogliere l’anima che si "rivela" nelle parole dell’altro. Con il senso del pensiero si può imparare a capire il pensiero profondo che c’è nell’altro fino a cogliere, con il senso dell’Io, il vero Io dell’altro.
Con il senso del Linguaggio si possono trasmettere emozioni e pensieri, chiarirli per sé e per gli altri e percepirli; riguardano la capacità di comunicazione e percezione insieme. Il linguaggio è un mezzo per esprimere un pensiero, un’emozione. Il senso del Pensiero si usa per elaborare la realtà che si coglie grazie agli altri sensi. È la sintesi, l’elaborazione di quello che l’uomo percepisce e permette la creazione del proprio Io.
L’uomo percepisce il mondo esterno, e attraverso il senso del pensiero se ne forma dei concetti. Pensare è collegare, approfondire, confrontare, definire le cose percepite del mondo esterno.
Il senso del Pensiero definisce l’uomo ed è collegato col senso della vita e come questo coglie l’essenza e non il particolare dell’oggetto che viene percepito. Il senso della vita riguarda la totalità del proprio benessere o malessere e non il particolare stato di un organo, così come il pensiero coglie l’essenza di una cosa, e non il particolare.
Per senso dell’Io si intende la coscienza di sé e dell’altro. Essa si stabilisce secondo due direzioni: come punto di arrivo, a seguito dell’attività dei sensi in cui l’Io prende coscienza di qualcosa – e questo è il processo di apprendimento – oppure come punto di partenza di decisioni coscienti, in cui l’Io svolge la sua funzione stimolatrice e responsabile della scelta fatta, servendosi dell’attività dei sensi e stimolando il loro intervento.
La "facoltà potenziale" spirituale del senso dell’Io è la possibilità di percepire l’Io altrui, i suoi pensieri, la sua interiorità.
Questa possibilità può verificarsi solo grazie all’assopimento, per una frazione di secondo, del proprio Io per potersi immergere nell’Io dell’altro.
Steiner individua due sfere d'azione dei sensi ben distinte. L'interno dell'uomo, il se' o l'"Io" da un lato e l'esterno, l' "altro da sé" dall'altro.
L' "altro da sé" è poi ancora distinto in realtà fisica e altri "Io", che possiamo percepire con le nostre capacità sensoriali.
Sulla sfera che riguarda "l'altro da sé" ogni uomo può agire con il pensiero, ed è libero di farlo o non farlo. Può liberamente decidere se acquisire la Conoscenza come immagine e lasciarla lì, senza approfondirla. Oppure può decidere di approfondirla e farla sua e poi poter agire liberamente su di essa.
L'altra sfera invece riguarda la percezione di sé stessi, della propria interiorità e l'uomo vi agisce con la Volontà.
Steiner aggiunge anche che la vera conoscenza di sé e dell’altro può essere il fondamento essenziale per un approccio radicalmente nuovo al rapporto tra uomo e uomo e quindi alla questione sociale, nei tempi futuri.
L’uomo, dice Steiner, per poter capire o conoscere veramente l’Io dell’altro occorre che sia in grado di mettere momentaneamente da parte il proprio Io, per immergersi nelle caratteristiche profonde e nelle diversità dell’altro. E questa è un’esperienza che, almeno in parte, ciascuno fa quotidianamente nel rapportarsi agli altri, anche se più o meno coscientemente.
In questo alternarsi fra l’addormentarsi – nell’istante di apertura all’altro – e il risvegliarsi
– nel momento in cui si ritorna in sé stessi – c’è l’elemento basilare del vivere sociale.

 Ma. L.

Delta on-line

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