Siamo nella Roma dei primi decenni del Seicento.
Si respira intensa l’eco della Controriforma e si gode degli esiti che ne ha prodotto.
Una grande energia si sprigiona dagli artisti che sono al servizio di Committenti e Mecenati i quali, a partire da Papa Urbano VIII (1568-1644), hanno aperto una stagione in cui si vuole diffondere il volto lussuoso, glorioso e spettacolare della capitale del cristianesimo.
Se per un attimo potessimo camminare per le vie della Roma di quel tempo, potremmo imbatterci in personaggi come Borromini, Bernini, Pietro da Cortona, Giacomo Carissimi, Gregorio Allegri, Caravaggio, Orazio e Artemisia Gentileschi.
La Scuola Romana, attiva nel XVI e XVII secolo nella Urbe, seguì, per quanto concerne la realizzazione di composizioni di ispirazione religiosa, i dettami del Concilio di Trento (1545-1563), che definì in ambito musicale le linee guida che avrebbero contraddistinto la produzione sacra di quel periodo. Furono aboliti tutti gli accompagnamenti musicali delle sequenze liturgiche ad eccezione di cinque, proibita qualsiasi infiltrazione di cantus firmi profani nella scrittura di messe polifoniche e imposto l’obbligo che le parole utilizzate nei canti sacri fossero comprensibili.
In questo clima crebbe musicalmente Gregorio Allegri, nel 1629 cantore nella Cappella Musicale Pontificia, meglio conosciuta come Cappella Sistina, dove più tardi gli venne anche concesso di svolgere l’attività di Compositore. Ricoprì inoltre il ruolo pro tempore di Direttore della Cappella sotto Innocenzo X, incarico mantenuto fino alla sua morte nel 1652.
Celebre il suo Miserere, composto intorno al 1630, a nove voci, per due cori, basato sul Salmo 50 della Bibbia, ancora oggi vetta polifonica indiscussa.
Fu scritto per essere eseguito come parte dell’Ufficio delle Tenebre della Settimana Santa, in una Sistina in cui la luce del giorno era oscurata da pesanti tendoni posti alle finestre, le candele erano spente e al termine dell’Ufficio si provocava un “terremotus” o “strepitus” battendo i banchi con libri o con le mani, mentre Papa e Cardinali erano prostrati a terra in preghiera.
Venivano evocati l’oscurità e lo sconcerto suscitati dalla morte di Cristo.
Nel buio totale, dai diversi angoli della Sistina, due cori formati rispettivamente da 5 e 4 Cantores più il Salmista, alzavano una canto semplice, lineare, intenso, drammatico, una preghiera evocativa e fremente.
“Miserere mei, Deus / secundum magnam misericordiam tuam…”,
“Abbi pietà di me, Signore / secondo la tua grande misericordia…”.
Tale era l’unicità della composizione che il Papa proibì che il manoscritto del Miserere venisse copiato e diffuso, pena la scomunica.
La straordinaria bellezza di questo canto che, secondo la prassi del tempo, era arricchito da abbellimenti e variazioni improvvisati dai Cantores e tramandati in forma orale, risuonò nei secoli a seguire all’ascolto dei fedeli che in esso trovavano uno slancio verso il Divino.
La fama della composizione travalicò le Alpi e coloro che programmavano di visitare Roma cercavano di essere presenti alle funzioni della Settimana Santa in Vaticano per poterla ascoltare.
Non mancò a questo appuntamento il giovane Mozart, allora quattordicenne, accompagnato dal padre Leopold. Dopo un primo ascolto, avvenuto il giovedì santo dell’anno 1770, Wolfgang fu in grado di trascriverlo interamente.
Un secondo ascolto, due giorni dopo, gli permise di apportare piccole modifiche a quanto si era appuntato.
In una lettera inviata alla moglie il 14 aprile 1770, Leopold Mozart scrisse:
”A Roma si sente parlare spesso del famoso Miserere, tenuto in tanta considerazione che ai musicisti della cappella è stato proibito, sotto minaccia di scomunica, di portarne fuori anche solo una parte, copiarlo o darlo a chicchessia. Noi però l’abbiamo già, Wolfgang l’ha trascritto a memoria e, se non fosse necessaria la nostra presenza al momento dell’esecuzione, noi l’avremmo già inviato a Salisburgo. Infatti la maniera di eseguirla conta più della composizione stessa e quindi provvederemo noi stessi a portarla a casa. Tutta Roma e il Papa stesso sa che l’ha trascritto. Non c’è assolutamente niente da temere, al contrario, l’impresa gli ha fruttato un grande credito”.
Mozart non venne scomunicato, anzi fu insignito da Papa Clemente XIV dell’Ordine dello Speron d’Oro.
La minaccia della scomunica decadde poi in modo definitivo e finalmente il Miserere poté essere pubblicato e diffuso nel 1771, a Londra.
Venne cantato nella Cappella Sistina fino al 1870. A seguire, per oltre un secolo, fu interrotta la sua esecuzione, ripresa nuovamente il Mercoledì delle Ceneri del marzo 2011 presso la Basilica di Santa Sabina sull’Aventino alla presenza di Papa Benedetto XVI.
Elisabetta Bigo
Nota della Redazione
Abbiamo deciso di pubblicare un articolo che potrà sembrare insolito ai lettori più assidui di Delta, ma riteniamo che la musica, tutta la musica, abbia un ruolo fondamentale nella ricerca del Trascendente in cui ciascuno di noi è impegnato nei modi più differenti, seppur sempre animato da una grande volontà di conoscenza. La musica sacra forse più di altri generi offre al Ricercatore la possibilità di entrare in sintonia con atmsofere eteree, con spazi infiniti dove la mente e spirito sono liberi di esprimersi. Un buon Massone, figlio del Dubbio e scevro da ogni dogmatismo, ricercherà ovunque i propri strumenti senza pregiudizio alcuno.